La Germania, un tempo definita la locomotiva d’Europa per la sua forte economia, si trova ora a fronteggiare una grave crisi. Da modello di riferimento per gli altri Paesi europei, è oggi percepita da alcuni come un «peso» all’interno dell’Unione Europea, e i disaccordi interni al governo in merito alla gestione delle difficoltà hanno contribuito all’instabilità politica.
La crisi ha iniziato a manifestarsi in seguito alla pandemia da Covid-19, che ha avuto delle conseguenze disastrose per l’economia tedesca. Tra le cause principali, l’aumento dei prezzi dell’energia, che ha colpito soprattutto le industrie ad alta intensità energetica, l’industria automobilistica, un tempo il simbolo del boom economico del Paese, e l’ingegneria meccanica.
Infatti, Volkswagen, una delle principali case automobilistiche, ha annunciato la chiusura di diversi stabilimenti e numerosi licenziamenti per ridurre i costi.
Anche aziende in altri settori stanno mostrando segni di crisi: Bayer, Miele e SAP hanno annunciato più di 55.000 tagli di posti di lavoro, e la disoccupazione al 6% rappresenta un indicatore delle difficoltà che stanno colpendo il settore manifatturiero.
A differenza degli altri paesi europei, che hanno registrato una ripresa economica dopo la pandemia, il PIL tedesco non cresce dal 2021, e il modello economico rappresenta l’ostacolo principale.
Si tratta infatti di un sistema fondato sull’acquisto di materie prime dall’estero per produrre ed esportare, che è stato gravemente danneggiato dall’interruzione delle attività causata dalla pandemia. Un ulteriore fattore che ha contribuito ad aggravare la situazione è stato l’inizio della guerra avviata da Mosca in Ucraina, per via dell’aumento dei prezzi dell’energia e della dipendenza della Germania da gas e petrolio russi.
Anche le sfide climatiche, che richiedono una transizione verso fonti rinnovabili, rappresentano un problema per la Germania. Essendo un’economia industriale con un fabbisogno energetico elevato, le fonti rinnovabili attualmente disponibili non sono sufficienti. In particolare, l’industria è ancora legata al motore a combustione, e mercati come la Cina rappresentano forti competitors nel campo dell’elettrico.
Inoltre, la Germania dipende dalle materie prime cinesi, il che rappresenta un problema a causa delle crescenti sanzioni imposte dai Paesi occidentali. Se molte di queste difficoltà colpiscono in misura simile tutti i paesi occidentali, per la Germania risulta particolarmente complicato farvi fronte a causa della sua mancanza di innovazione. Sarebbero infatti necessari numerosi investimenti, ma i vincoli costituzionali impediscono di indebitarsi oltre il PIL.
Inoltre, all’interno della già debole coalizione di governo, composta dal Partito socialdemocratico (Spd), i Verdi a sinistra e i Liberali (Fdp) a destra, sono emersi conflitti riguardo alla politica economica e di bilancio.
In particolare, per rilanciare l’economia, il Partito socialdemocratico e i Verdi proponevano di aumentare la spesa pubblica, una misura su cui i Liberali erano in disaccordo. A causa di queste divergenze, il 6 novembre il ministro delle finanze e leader dei liberali Christian Lindner è stato destituito.
In seguito al suo licenziamento da parte del cancelliere Scholz, il governo ha perso la maggioranza in parlamento, e i ministri dell’Fdp responsabili di trasporti, giustizia e istruzione si sono dimessi. Scholz ha inizialmente annunciato che il 15 gennaio 2025 chiederà il voto di fiducia, con l’intenzione di rimanere in carica fino a quella data, possibilmente approvando le leggi con il sostegno di forze politiche dell’opposizione, come la CDU, il partito dei Cristiano Democratici.
Tuttavia, con un accordo tra la SPD di Scholz e il partito di opposizione CDU, il voto di fiducia in parlamento dovrebbe svolgersi tra il 16 e il 18 dicembre:
con tutta probabilità Scholz perderà il voto, dato che la sua coalizione non ha più la maggioranza dopo il licenziamento di Lindner. Le elezioni anticipate sono state fissate per il 23 febbraio.
Secondo i sondaggi, i Cristiano Democratici della CDU e della CSU sono in testa, e il leader della CDU, Friedrich Merz, potrebbe diventare il nuovo cancelliere tedesco. Ma la formazione di un nuovo governo risulterà difficile. Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) è il secondo preferito dai tedeschi, e la CDU vorrebbe evitare un’alleanza. Seguono la Spd, i Verdi e l’Fdp.
Nonostante la sua crescente impopolarità, Scholz rimarrà il candidato della Spd.