Del: 13 Novembre 2024 Di: Elisa Basilico Commenti: 0
Moldavia. Un voto tra Russia ed Europa

Maia Sandu, presidente uscente della Moldavia, è uscita vincitrice dalle elezioni presidenziali del 3 novembre 2024, dopo una campagna elettorale caratterizzata da una forte polarizzazione tra la fazione di maggioranza pro-europea e le forze filorusse, sintomo di una crescente divisione sociale alimentata da disinformazione e ingerenze da parte russa.

Sandu, esponente del partito di centro-destra Azione e Solidarietà (PAS), era già stata eletta nel 2020 – divenendo così prima presidente donna – e potrà dunque rimanere in carica solo per un altro mandato.

Sandu ha vinto con il 54,7% dei voti nel ballottaggio contro il 45,3% a sostegno del suo maggior oppositore, l’ex procuratore generale Alexandr Stoianoglo. Leader del Partito dei Socialisti, Stoianglo ha ricevuto in questi mesi il supporto del Cremlino e dell’ex presidente Igor Dodon: quest’ultimo aveva infatti deciso di non ricandidarsi più dopo la sconfitta alle presidenziali del 2020. 

L’affluenza alle urne è stata però poco significativa, intorno al 54% degli aventi diritto: un dato simile a quello registrato in occasione del primo turno delle presidenziali, tenutosi il 20 ottobre in concomitanza con il referendum che ha interrogato la popolazione moldava sull’adesione all’Unione Europea.

Con un esiguo 51,9% di affluenza, il referendum è passato con il 50,38% di voti favorevoli: l’esito, inaspettato e ritenuto improbabile fino al conteggio delle preferenze della capitale Chișinău, era atteso sia da Bruxelles che da Mosca. In un momento di alta tensione dovuta al vicino conflitto russo-ucraino e alle pressioni esercitate dalla Russia per orientare il voto moldavo, il referendum – che pur non è ufficialmente vincolante – ha rappresentato un forte indicatore di sostegno alla visione europeista di Maia Sandu.

Se il nuovo governo riuscirà poi a mantenere il supporto parlamentare nelle elezioni di luglio 2025, la nazione potrebbe approdare a un allineamento ancora più saldo con l’UE.

La presidente si è infatti adoperata, nei primi quattro anni del suo mandato, a costruire legami più stretti con l’Europa di von der Leyen: nel 2014 aveva firmato un Accordo di Associazione, mentre due anni fa ha ottenuto ufficialmente lo status di candidato all’adesione europea. 

L’UE, da parte sua, ha supportato il Paese attraverso investimenti strategici, il più recente dei quali consiste in un pacchetto di aiuti di 1.8 miliardi di euro per sostenere la crescita economica e infrastrutturale della nazione. Questi interventi mirano a ridurre la dipendenza energetica della Moldavia dalla Russia, una delle principali vulnerabilità del Paese insieme alla sua vicinanza geografica con l’Ucraina.

«C’è una parte della società che oggi si aggrappa all’idea che UE significhi protezione e sicurezza dalla guerra» ha raccontato a Vulcano una giovane universitaria moldava, che studia e lavora nella capitale. «Molti miei amici desiderano beneficiare dello stesso standard di vita della loro controparte europea […] anche solo per poter rimanere qua, invece di emigrare all’estero» [ndr, 1.2 milioni di moldavi vivono e lavorano fuori dal territorio nazionale tra cui 133mila in Italia, contro i 2.5 milioni della popolazione totale].

La posizione europeista di Sandu si scontra però con l’opposizione interna, in parte radicata nel passato che la Moldavia ha come Repubblica Socialista Sovietica e che da tempo si manifesta nel sostegno politico a candidati filorussi.

Nel corso della campagna, Sandu ha inoltre accusato Mosca di aver interferito nel procedimento regolare delle elezioni attraverso una tentata manipolazione dei risultati. «La Russia sta iniettando milioni […] per cercare di controllare i nostri processi democratici» ha affermato anche Olga Roşca, consigliera di politica estera per l’attuale presidente. «Non si tratta di una semplice intromissione: è una interferenza su larga scala con l’obiettivo di destabilizzare il nostro futuro». 

Le accuse sono supportate da un’inchiesta condotta da Ziarul de Gardă, il principale giornale d’inchiesta moldavo, che ha rivelato l’esistenza di uno schema piramidale gestito dall’imprenditore Ilan Shor, attualmente ricercato in Moldavia e rifugiatosi a Mosca. Il sistema assume la forma di reclutamento sistematico, in base a cui si può essere pagati per partecipare a manifestazioni, produrre contenuti fuorvianti sui social o votare per un candidato specifico nelle elezioni locali. L’organizzazione gerarchica in celle di lavoro – che ricorda le tattiche adottate dalle società di MLM (multi-level marketing) – prevede ulteriori incentivi monetari per chi riesce a reclutare il maggior numero di sostenitori possibile dopo pochi mesi d’impiego, contribuendo così alla manipolazione dell’opinione pubblica. 

Questa primavera, invece, la polizia di frontiera ha fermato più di 100 passeggeri (diretti in Moldavia dalla Russia attraverso l’Armenia) che trasportavano poco meno di 10mila euro in contanti ciascuno: i soldi sarebbero stati usati per finanziare proteste contro il governo e convincere molti elettori a votare contro l’integrazione europea. 

La situazione è ulteriormente complicata dal coinvolgimento nella prassi politica della regione separatista della Transnistria, stato indipendente de facto ma non riconosciuto dall’ONU e da sempre sostenuto – anche a livello finanziario – dalla Russia, che alla regione fornisce gas gratuito. 

Anche la Gagauzia, regione autonoma a maggioranza turca, si è avvicinata all’amministrazione di Putin con la firma di accordi agro-alimentari volti a contrastare le sanzioni europee: la governatrice della regione, Evgenia Gutul, vuole permettere l’esportazione senza restrizioni dei prodotti agricoli gagauzi nel mercato di una Russia definita come una «amica e difenditrice» che «torna a salvare il popolo gagauzo». 

Nonostante i numerosi ostacoli, Sandu si è espressa con ottimismo e ha sottolineato come questa vittoria sia stata una «lezione di democrazia» per la Russia e un passo decisivo verso un futuro pro-europeo del Paese. 

Sono tenui, però, le speranze di un cambiamento immediato. «Dubito che accadrà tutto in un batter d’occhio, come molti qui sperano. Non sono nemmeno sicura che unirsi all’UE risolverebbe tutte le problematiche che abbiamo con la Russia e le regioni autonome, dove il sostegno unanime a Putin è preoccupante» continua la nostra fonte. «Io sicuramente continuerò a votare per il mio futuro».

Commenta