The substance è il nuovo film diretto da Coralie Fargeat con protagoniste Demi Moore e Margaret Qualley, uscito il 30 ottobre nelle sale italiane.
Elizabeth Sparkle è un’attrice molto importante e pluripremiata, tanto da avere una propria stella sulla walk of fame, che si avvicina ai 60 anni e deve fare i conti con le scelte della rete televisiva per cui lavora che cerca sempre il nuovo. Infatti Harvey, il produttore, le toglie anche l’ultimo spazio che Elizabeth aveva come insegnante di aerobica in tv, perché servono volti più giovani.
Dopo un incidente grave viene a conoscenza di un misterioso programma chiamato “The substance” che promette di dare a chi lo usa la parte migliore di sé. Grazie a delle chiare e semplici ma altrettanto rigide istruzioni Elisabeth attiva questo processo e compare Sue, più giovane, più bella, più sexy con la quale condivide tutti i ricordi e la coscienza. Le due donne non possono coesistere e quindi ogni 7 giorni devono alternarsi. Sue diventa la nuova stella del programma tv, che prima era di Elizabeth, ma le conseguenze che attendono le due saranno drammatiche.
The Substance è un body horror, disturbante per la rappresentazione del corpo femminile sia a livello visivo che a livello psicologico. Una vera e difficile critica alla società in generale e al mondo dello spettacolo in particolare, che cerca solo l’apparenza: “le donne devono sorridere sempre” non importano le emozioni, i sentimenti e le paure ma solo l’aspetto esteriore. L’ansia è l’emozione che più traspare in tutte le scene, ma anche la repulsione e il disgusto sono determinanti per il racconto.
Il tema principale è l’oggettivazione del corpo, essere sexy è la cosa più importante, ciò che attira il pubblico e fa crescere i guadagni e gli investimenti.
Demi Moore ha interpretato il personaggio di Elisabeth in modo eccezionale, facendo trasparire la paura di invecchiare ed essere messa da parte. La disperazione per il disequilibrio nella sua vita e la vendetta, ma anche la lucidità di capire che non si mette da parte per una sconosciuta ma sè stessa nella sua “versione migliore”.
Il personaggio di Dennis Quaid fa, inoltre, rimando ad un “Harvey” produttore molto conosciuto nel mondo del cinema, che è stato al centro del movimento #metoo e che adesso per misoginia e violenza sta scontando 23 anni di carcere dopo la condanna del 25 aprile di quest’anno secondo la Corte Suprema dello Stato di New York.
La parte migliore, però, di questa pellicola sono la fotografia molto suggestiva e la musica che comunicano ciò che non viene detto, infatti sono pochi i dialoghi tra le attrici e gli attori.
Molti sono i riferimenti alla cultura pop nascosti in questo film, dalle oscurità di David Cronenberg, in particolare La Mosca ai colori intensi di Shining. La regista ha citato, nuovamente, Stanley Kubrick con l’uso della colonna sonora di 2001: odissea nello spazio.
Si inserisce nella scia di Barbie di Greta Gerwig e Povere Creature! di Yorgos Lanthimos per la critica alla società e in particolare per l’uso del corpo femminile e per la costante misoginia che nel mondo, soprattutto, dello spettacolo è ancora sviluppato. La morte ti fa bella di Robert Zemeckis per il fattore di ricostruzione e di ringiovanimento, una menzione speciale al fatto che nel film degli anni ‘90 uno dei protagonisti sia l’ex marito di Demi Moore Bruce Willis. Infine, Mi sdoppio in 4 di Harold Ramis, seconda commedia dopo il film di Zemeckis, perché non usare la matrice come base per replicarsi è pericoloso.
Non mancano nemmeno riferimenti letterari tra cui Frankenstein di Mary Shelley, in questo caso anche al film diretto da Kenneth Branagh per il trucco, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde e Dottor Jeckylle e Mr. Hide di Louis Stevenson.
Demi Moore è stata molto coraggiosa nel mettersi a nudo perché l’obiettivo del film, come la stessa protagonista ha detto, è quello di analizzare la psiche delle donne usando il loro corpo. Un film femminile e femminista in cui le vere protagoniste sono le donne e i loro lati positivi e negativi.
Infine, donne e uomini percepiscono diversamente il senso del film: le prime vanno oltre l’horror e vedono la potenza del finale, in cui l’imperfezione “inonda” la perfezione e del messaggio che la pellicola consegna; mentre gli uomini rimangono sul genere e sui riferimenti che la regista ha inserito.