Yoshitaka Amano è tante cose. Un illustratore attivo nel campo del fumetto, della moda, del teatro e del cinema d’animazione; un character designer prestato all’industria videoludica; un pittore di ascendenza Art Nouveau. A 72 anni, Amano è nell’invidiabile posizione di chi ha investito un’intera carriera per eccellere in ogni ambito del proprio settore ed è ancora in vita per poterne riceve il giusto plauso.
A questo scopo, lo scorso 13 novembre, nel padiglione Ex-Cisterne della Fabbrica del Vapore di Milano, è stata inaugurata la mostra Amano Corpus Animae che, con i suoi 130 disegni originali esposti, è la più grande retrospettiva occidentale dedicata al maestro nipponico. Organizzata da Lucca Comics & Games in collaborazione con il POLI.design di Milano, l’esposizione è curata da Fabio Viola, già collaboratore dell’area games del festival lucchese, e sarà ospitata a Milano fino al 1° marzo 2025.
Gli originali in mostra ripercorrono il percorso artistico di Yoshitaka Amano in quattro aree tematiche, dai primi passi negli studi d’animazione degli anni Settanta, fino ai lavori più recenti e personali. L’allestimento offre un’esperienza immersiva nell’immaginario di Amano, evidenziando la sua capacità di infrangere i limiti della fantasia e di creare mondi che hanno influenzato generazioni in ogni angolo del globo.
Al pianterreno, i visitatori sono accolti in una sala dedicata ai primi lavori di Amano: illustrazioni e bozzetti di un ragazzo diciottenne da poco assunto in Tatsunoko (uno dei più importanti studi d’animazione giapponese).
Gli originali esposti nella sezione “The Boy from Shizuoka” sono il punto di partenza dell’evoluzione artistica di Amano, che, dopo una fase di apprendistato caratterizzata dal rispetto dei model sheet (per anime come Hurricane Polimar, Gatchaman, Tekkaman, Pinocchio, Ape Magà, Time Bokan), raggiunse la piena maturazione negli anni Ottanta, periodo a partire dal quale sono riconducibili tutti i lavori esposti al primo piano del locale.
“At the Origins of the Myth” esplora i primi passi di Amano come illustratore freelance. Dalla collaborazione col periodico fantasy S-F Magazine ai disegni per la fortunata serie di romanzi Vampire Hunter D di Hideyuki Kikuchi, passando per il character design dei protagonisti e degli scenari dell’Angel’s Egg di Mamoru Oshii, tra i più avanguardistici film d’animazione degli anni Ottanta.
Il fatto che lo stile di Amano si stesse affinando in quel periodo è dimostrato dalle opere della terza sezione della mostra, “Icons”, esposte quasi senza soluzione di continuità rispetto ai disegni che le precedono. In pochi anni, l’autore affinò uno stile personale che mise al servizio di molti altri ambiti delle arti visive; tra cui territori fino ad allora vergini per un artista nipponico, come le copertine di fumetti americani di Batman, Superman e Wolverine, ma anche del Sandman di Neil Gaiman.
La professionalità e l’inventiva profuse nel suo lavoro permisero a Yoshitaka Amano di onorare egregiamente anche le commission più ardite.
Fu lui, infatti, a firmare la copertina del primo numero di Vogue privo di servizi fotografici – la cui illustrazione originale dà bella mostra di sé in un’apposita aula dell’esposizione – e fu sempre lui a essere scelto per il character design della nota serie di videogiochi Final Fantasy, a cui è dedicato un intero spazio espositivo, caratterizzato dalla distribuzione precaria di suggestivi scaffali basculanti.
Attraverso un parallelismo tra disegno originale e packaging finale, i visitatori possono ripercorrere l’evoluzione di loghi e immagini di copertina di tutti i 16 capitoli della saga videoludica dal 1987 a oggi.
Chiude il percorso la sezione “Free Spirit”, in cui sono raccolti alcuni dei più recenti lavori che Amano, mosso unicamente dalla propria ispirazione, ha realizzato per il mercato dell’arte. Tra i più maestosi si segnalano Il risveglio della primavera, dipinto di grandi dimensioni (7×4 m), realizzato su pannelli di alluminio con vernice automobilistica, e Deva Loka, un gigantesco mash-up di creature demoniache dai colori sgargianti, realizzato con la stessa tecnica.
Tecnica sicuramente originale, come confermato dalla continua evoluzione artistica di Amano di cui la mostra si nutre, inanellando, una sala dopo l’altra, mondi e immaginari sideralmente distanti per contesto di concepimento e fruizione.
«Ho visto molti artisti intrappolati nel loro stile, e temo ancora quella trappola», è la frase-monito del Sensei che campeggia a tutta parete in una sala. All’opposto, l’esposizione Amano Corpus Animae è la dimostrazione di quello che accade quando un artista è talmente padrone del proprio stile da riuscire ad adattarlo a qualsiasi contesto.