Il 4 dicembre scorso l’opinione pubblica americana è stata scossa dalla notizia dell’omicidio del CEO della UnitedHealthcare, Brian Thompson, ucciso con tre colpi alle spalle da un individuo incappucciato successivamente identificato come Luigi Mangione, un ingegnere informatico di 26 anni, proveniente da una benestante famiglia del Maryland di origini italiane.
Già nei giorni precedenti alla cattura, avvenuta il 9 dicembre, sui social si poteva assistere ad una vera e propria ondata di post che osannavano il gesto del killer, considerato un atto di giustizia sociale, volto a colpire il sistema delle assicurazioni sanitarie. Un sistema fortemente odiato negli Stati Uniti e considerato responsabile di numerosi decessi e complicazioni dovute alla mancata copertura delle spese mediche di numerosi pazienti assicurati con la UnitedHealth e altre compagnie.
Ma chi è Luigi Mangione? E come si è trasformato da studente modello di un’università dell’Ivy League a simbolo della lotta contro il sistema?
Coloro che lo hanno conosciuto durante gli anni alla prestigiosa Gilman School di Baltimora (più di 37mila dollari l’anno di retta) lo descrivono come uno studente modello: dedito allo studio e allo sport, solare, socievole, estremamente intelligente e non particolarmente affascinato dalla politica. Nulla sembra cambiare una volta entrato all’Università della Pennsylvania, dove riesce ad essere ammesso all’esclusiva Eta Kappa Nu, un’associazione accademica che riunisce i migliori studenti di ingegneria elettronica e informatica fondata nel 1904.
Dopo l’università, Luigi Mangione avrebbe lavorato per diverse aziende del mondo tech, arrivando a ricoprire il ruolo di ingegnere informatico presso la TrueCar, una piattaforma di compravendita online con sede a Santa Monica, fino al 2023. Proprio nel luglio 2023, il 26enne si è sottoposto ad un’operazione alla schiena, il cui scopo era porre rimedio a fortissimi dolori causati dalle complicazioni di una patologia che lo affliggeva fin da bambino, la spondilolistesi, un’anomalia della colonna vertebrale tale da rendere impossibile vivere una normale vita sociale e relazionale.
L’operazione non ha avuto successo e da allora il 26enne del Maryland ha iniziato a ridurre sempre di più i contattati con familiari e amici fino a reciderli completamente. Da ciò sarebbe derivata la «radicalizzazione» di Mangione che, frustrato per il suo stato di salute, avrebbe individuato il responsabile della sua sofferenza nel sistema sanitario privato statunitense, decidendo di passare all’azione dopo mesi trascorsi a leggere e recensire testi controversi e antisistema, come il Manifesto di Ted Kaczynski, meglio noto come «Unabomber».
Questa sommaria e superficiale ricostruzione del personaggio non spiega tuttavia il fenomeno che è ne è derivato sui social, dove Luigi Mangione ha letteralmente spopolato, arrivando ad essere considerato un eroe da parte dell’opinione pubblica. Quest’ultima vede in lui un moderno giustiziere mascherato, capace di colpire il cuore di uno dei settori più odiati dagli americani, ovvero le assicurazioni sanitarie.
Il gesto, dopotutto, anche nelle intenzioni dello stesso Mangione doveva colpire un simbolo.
Simbolo incarnato appunto dal CEO della UnitedHealthcare, Brian Thompson, ritenuto responsabile della morte di migliaia di persone a cui la UnitedHealth aveva negato pagamenti e coperture. Se inizialmente era facile additare un personaggio senza volto come radicale di sinistra, con la diffusione dell’identità di Mangione le carte in tavola sono cambiate: la rabbia di questo attraente ragazzo di buona famiglia è riuscita a mettere d’accordo la base dei repubblicani e alcune frange dei democratici in un momento in cui la società americana è fortemente polarizzata.
In questo senso si possono leggere i commenti sotto l’ultimo video di Ben Shapiro, in cui l’opinionista conservatore si scagliava contro il sospetto omicida mentre i suoi fan dissentivano con lui nei commenti, ricordando come le compagnie assicurative avevano negato ai loro parenti o a loro stessi le cure di cui avevano bisogno. Il risentimento verso il settore, anche se non giustificato, è sicuramente comprensibile alla luce dei dati.
Uno studio condotto nel 2022 dalla radio NPR e dal sito indipendente KFF Health News stimava che un americano su tre avesse contratto un debito legato alle cure mediche e che il 20% riteneva che non sarebbe mai riuscito ad estinguerlo; da ciò scaturirebbe il meccanismo che ha portato moltissimi americani a identificarsi con il sospettato. Inoltre, il fatto che appartenga al ceto medio, la sua istruzione sopra la media, l’aspetto attraente e la giovane età hanno contribuito a mitizzarlo e a far esplodere il fenomeno che possiamo osservare sui Social dove il suo gesto è glorificato, commentato e reso virale tramite meme, ballate su TikTok, e concorsi per sosia.
Interrogato sull’argomento, il presidente della Associazione Italiana di Sociologia (AIS), Stefano Tommelleri, ritiene che il fenomeno sia da considerare un segnale della crescente diseguaglianza economica e sociale negli Stati Uniti.
Esclude inoltre che un gesto simile sia replicabile in Europa dove i sistemi di welfare dei vari paesi sono ancora in grado di mitigare le disparità sociali. Tuttavia, sottolinea Tommelleri, il risentimento alla base del fenomeno Mangione è diffuso anche in Europa e in Italia dove, soprattutto dopo l’emergenza Covid, il divario sociale ed economico è aumentato ulteriormente. Non stupisce dunque che, mentre i portavoce dei governi americani ed europei si sono affrettati a condannare il gesto di Mangione e la tempesta social che ne è derivata, Trump e i vertici dei paesi occidentali non si siano ancora esposti ufficialmente sul tema.
Solo il tempo dirà se il fenomeno Mangione è fine a se stesso o l’inizio di una serie di emulazioni come temuto da parte delle autorità americane. Emerge però un dato incontrovertibile da questa vicenda, che la pone in continuità con il clima della campagna elettorale per le presidenziali: l’uso sempre più ricorrente della violenza armata per scopi politici.
Articolo di Giacomo Pallotta