Del: 2 Dicembre 2024 Di: Carlotta Brugin Commenti: 0
"Qui non è Hollywood", quando la cronaca nera diventa riflessione sociale

Lo scorso 30 ottobre, nonostante il ricorso d’urgenza presentato dal comune di Avetrana per bloccare la messa in onda della serie Avetrana – Qui non è Hollywood, i quattro episodi da 60 minuti ciascuno sono stati pubblicati su Disney+ con il titolo Qui non è Hollywood. Tra le condizioni per la messa in onda della serie prodotta da Groenlandia e basata sull’omicidio di Sarah Scazzi, infatti, vi era l’omissione del nome della cittadina dal titolo, per evitare che Avetrana fosse nuovamente associata alla tragica vicenda che, 14 anni fa, l’aveva portata al centro di un’attenzione mediatica straordinaria.

Il 26 agosto 2010, infatti, la quindicenne Sarah Scazzi fu uccisa dalla zia Cosima Serrano e dalla cugina Sabrina Misseri, entrambe condannate all’ergastolo. Il corpo, occultato dallo zio Michele Misseri, venne ritrovato nell’ottobre dello stesso anno: Misseri fu condannato a 8 anni di carcere. Il 5 novembre, dopo la richiesta del comune di Taranto di bloccare la serie, si è tenuta la prima udienza di comparizione tra il comune di Avetrana e le case di produzione Groenlandia e Disney+.

Le premesse riguardo alla serie TV non erano del tutto favorevoli. Il poster promozionale per mesi ha suscitato critiche sui social, dato che molti lo avevano ritenuto eccessivo e paragonato allo stile satirico di Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda. Questo ha sollevato preoccupazioni riguardo alla possibilità che la serie risultasse irrispettosa o superficiale.

Guardando gli episodi, però, emerge come il regista e gli sceneggiatori abbiano ricostruito il delitto e la successiva attenzione morbosa dei media con un’enorme profondità emotiva. La serie dedica ogni episodio a uno dei quattro protagonisti della vicenda (Sarah, sua cugina e i suoi zii), esplorando la psiche dei personaggi e rimanendo fedele ai fatti. A differenza di altre produzioni televisive su casi di cronaca nera, come Dahmer e Monsters – La storia di Lyle e Erik Menendez, accusate di aver romanzato eccessivamente le vicende, Qui non è Hollywood ha evitato tali criticità, grazie all’impegno del team di produzione nel rispettare la realtà dei fatti.

Chi ha visto la serie TV su Jeffrey Dahmer l’ha criticata per aver esaltato eccessivamente la figura del serial killer, sacrificando la veridicità dei fatti. Anche l’attrattiva fisica dell’attore protagonista, insieme all’entusiasmo inappropriato di alcuni fan, è stata percepita come una mancanza di rispetto verso le vittime e i loro familiari, spostando l’attenzione dalla gravità dei fatti reali. I familiari dei Menendez, invece, hanno criticato la rappresentazione dei due fratelli, definendola per certi versi “grottesca” e caratterizzata da una narrazione fuorviante che si sofferma su dettagli irrilevanti per la vicenda, come il presunto rapporto incestuoso tra Lyle ed Erik.

Dopo il primo episodio, che esplora la figura di Sarah, la narrazione si sposta sulla famiglia Misseri, mostrando come, dopo il delitto, i loro comportamenti li abbiano quasi trasformati in celebrità per i media locali e nazionali.

Questa rappresentazione mette in luce, in particolare, l’atteggiamento di Sabrina, che spesso distoglie l’attenzione dalla scomparsa di Sarah – e, successivamente, dalla sua morte – per focalizzarsi sul dolore che lei e i suoi genitori, in quanto parenti della vittima, stavano vivendo. Gli episodi evitano una rappresentazione superficiale della vicenda e mostrano i parenti di Sarah mossi da interessi personali, con un conseguente comportamento discutibile ed egoista.

Il sindaco Antonio Iazzi temeva che la serie potesse rafforzare una visione negativa di Avetrana, rappresentando i suoi abitanti come omertosi e arretrati. Sebbene la storia di Sarah Scazzi rifletta in parte un atteggiamento retrogrado e una diffidenza verso le autorità, questi comportamenti non appartengono esclusivamente al Sud Italia. La reticenza a collaborare con le forze dell’ordine è una mentalità diffusa anche in altre aree del Paese. I media, sia locali sia nazionali, hanno contribuito a strumentalizzare il caso, focalizzandosi sulle vicende personali della famiglia Misseri anziché sul dramma vissuto da Sarah.

La rimozione del nome della città dal titolo è stata una precauzione a tutela della comunità, ma è innegabile che piccoli centri come Avetrana, quando diventano teatro di eventi tragici, rischino di essere ricordati esclusivamente per questi. Se anche fosse stato inserito il nome della cittadina nel titolo, ciò non sarebbe bastato agli spettatori internazionali, poco informati su Taranto e i paesi nella sua provincia, ad orientarsi geograficamente, ma comunque l’area geografica si evince dagli episodi stessi.

Infine, questa serie si è rivelata notevole anche per la regia e la fotografia, oltre che per la scelta accurata degli attori, soprattutto quelli che hanno interpretato Sabrina e Cosima. Qui non è Hollywood porta a riflettere sulle dinamiche familiari distorte, che risultano anche oggi più comuni di quanto si pensi, e su come l’egoismo e il giudizio altrui possano condurre a scelte irreparabili, condannando una quindicenne, i suoi genitori e un fratello innocenti a subirne per sempre le conseguenze.

Carlotta Brugin
Studentessa di Comunicazione e Società, con una passione per i viaggi, la musica, l'arte, il cinema e l'attualità.

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