«Il secondo segreto per il successo in questo mondo è questa bambolina chiamata cocaina».
Recitava così Mark Hanna (Matthew McConaughey), nei panni di un broker di Wall Street, rivolgendosi al giovane Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) al suo primo giorno tra i grattacieli di Wall Street. Era il 2014 quando The Wolf of Wall Street, diretto da Martin Scorsese, svelava i vizi e gli stili di vita dissoluti di alcuni dei suoi frequentatori.
Un binomio ben presente nel film, quello tra cocaina e mondo finanziario, simbolo di status, soldi, competizione e ritmi folli, dove il motto «chi si ferma è perduto» calza alla perfezione. Tuttavia, oggi la cocaina sta lentamente cedendo il passo a un nuovo protagonista: l’Adderall, un farmaco sintetico che incarna la stessa ossessione per la performance.
L’Adderall nasce originariamente come farmaco usato nel trattamento del disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) e della narcolessia.
Entra nel mercato nel 1996 e viene ufficialmente riconosciuto nel 2006 dalla FDA (US Federal and Drug Administration). Grazie alla combinazione di due sali di anfetamina (destroanfetamina e levoanfetamina), stimola i recettori della dopamina e della norepinefrina nel cervello, aumentando attenzione, energia e concentrazione: proprio in quanto creato principalmente per chi soffre di ADHD, l’Adderall permette di affrontare la vita quotidiana con maggiore efficienza.
Ben presto ci si accorse che questo farmaco avrebbe potuto avere un uso non medico, bensì «professionale». Infatti, gli effetti dell’Adderall si sposano perfettamente con il dogma del capitalismo: efficienza, velocità e competizione. Perché l’Adderral diventa un acceleratore di performance: aumenta l’attenzione, riduce il peso cognitivo del lavoro quotidiano e diminuisce lo stress.
Le conseguenze dell’abuso di Adderall sono però gravi: questa sostanza può infatti portare allo sviluppo di una seria dipendenza nonché causare palpitazioni improvvise e, in alcuni rari casi, la morte.
I primi ad accorgersi di questi benefici non furono però gli «squali» della finanza, bensì gli studenti.
Più particolarmente, gli studenti della Ivy League, le università più blasonate e competitive d’America, che presto ricorsero all’Adderall per aumentare le loro performance accademiche e sopportare lunghe sessioni di studio senza cedimenti. Un fenomeno tanto diffuso che nel 2018, uscì il documentario Take your Pills, che affronta il tema dell’abuso di stimolanti tra gli studenti universitari ed altri professionisti.
Il lungometraggio ha evidenziato quanto l’uso di farmaci creasse un circolo vizioso tra gli studenti, che per reggere la competizione e i ritmi frenetici dovevano ricorrere a delle scappatoie. Lo stesso principio valeva per il doping nel ciclismo degli anni ’90: un ciclista che voleva competere con i migliori, doveva doparsi, altrimenti era destinato a restare indietro.
Ma ben presto l’abuso di Adderall si è diffuso anche al di fuori del mondo accademico.
L’universo di Wall Street rappresenta un polo d’eccellenza per le menti più brillanti ed ambiziose, da poco uscite dai college più prestigiosi. In questi contesti, specialmente per gli stagisti che devono primeggiare tra una folta competizione, settimane da 90 ore lavorative sono la norma. Una cultura del superlavoro ben radicata e accettata dai manager, che considerano lo stakanovismo in ambito lavorativo una gavetta necessaria per i giovani tirocinanti, ricompensati dalla prospettiva futura di guadagni faraonici.
Un’inchiesta del Wall Street Journal ha documentato che, all’interno della Bank of America, i dipendenti subivano spesso pressioni da parte dei superiori affinché dichiarassero al management un numero di ore lavorate inferiore rispetto a quelle effettive.
Questo comportamento veniva incentivato nonostante un limite massimo di ore settimanali fosse stato introdotto in seguito a uno scandalo. Il caso riguardava la morte di un dipendente, deceduto per un trombo all’arteria coronaria, dopo aver lavorato più di 100 ore a settimana per circa un mese, al fine di completare un’acquisizione da 2 miliardi di dollari. In un ambiente del genere, l’uso di stimolanti non rappresenta più una scelta, ma diventa una vera e propria necessità per far fronte alle pressioni lavorative costanti.
Ma se fin dagli anni ’80 la cocaina è stata la droga simbolo di successo e performance a Wall Street, perché ora l’Adderall la sta sostituendo gradualmente, e da cosa è dovuta l’affermazione di questo farmaco?
Innanzitutto da anni negli Stati Uniti, c’è un’emergenza sociale incontrollata, ossia l’abuso di farmaci da prescrizione che colpisce indistintamente tutte le classi sociali. Dalle anfetamine come l’Adderall agli oppioidi, il problema si è diffuso in modo allarmante, interessando milioni di persone e costringendo il governo, le organizzazioni sanitarie e gli attivisti a intervenire con campagne di sensibilizzazione e programmi di prevenzione. L’uso di farmaci, che una volta erano confinati ad un’utenza sotto cure psichiatriche, è stato ampiamente sdoganato. Nel concreto, assumere Adderall rispetto ad assumere cocaina è sicuramente più socialmente accettato.
In secondo luogo, la popolarità e la diffusione dell’Adderral, è anche spinta dalla facilità con cui può essere prescritto. Infatti, il Wall Street Journal ha rivelato quanto sia semplice procurarsi l’Adderall pur senza soffrire di nessun disturbo dell’apprendimento.
Il giovane banchiere Mark Mogan, intervistato dal quotidiano newyorkese, ha raccontato che è riuscito a farsi prescrivere l’Adderall, compilando un semplice questionario di cinque minuti, in cui erano poste domande generiche sulla difficoltà a concentrarsi. Inoltre, durante la pandemia di Covid-19, la telemedicina ha reso molto più semplice procurarsi i farmaci nonostante non se ne abbia il diritto, grazie a regole più permissive. Secondo Truveta, una società di analisi medica, tra il 2021 e il 2024 si è registrato un incremento del 27% nelle prime prescrizioni di Adderall per individui che hanno tra i 30 e i 44 anni.
La crescente domanda di Adderall ha alimentato anche un mercato illegale di pillole contraffate, che non hanno garanzie sulla produzione e spesso possono essere mischiate con altre sostanze come il Fentanyl, ad esempio.
Oppure nel giugno del 2024 gli amministratori di un’azienda di servizi digitali legati alla medicina, sono stati accusati di aver facilitato l’accesso a più di 40 milioni di pillole di Adderall in cambio di una sottoscrizione mensile alla loro piattaforma. Milioni di pillole vendute a chi non ne aveva diritto.
La domanda esponenziale di questo prodotto ha così creato un paradosso: perché chi soffre di ADHD spesso deve vagare per più farmacie per poter aver accesso al farmaco. Infatti, la poca trasparenza e la mancanza di criteri oggettivi sulla base dei quali firmare le prescrizioni, ha creato una domanda esponenziale di Adderall, tanto che è dal 2022 che vi è una carenza strutturale nel mercato della pillola.
Sicuramente l’uso e l’abuso non medico di Adderall è il riflesso di una cultura che premia la produttività ad ogni costo, spesso sacrificando la salute fisica e mentale delle persone. Ma un cambio di mentalità sembra ancora lontano a Wall Street, dove l’industria della performance continua a prosperare, alimentata da richieste incessanti e da aspettative irrealistiche.
Ciò su cui si può agire nell’immediato è una migliore sensibilizzazione e informazione sui rischi legati all’abuso dell’Adderall e un piano di distribuzione che sia regolato da criteri più stringenti.