
Martedì 4 marzo il presidente statunitense Donald Trump ha affermato davanti al Congresso di voler costruire un sistema antimissile di ultima generazione battezzato «Golden Dome». Il dispiegamento di questo sistema è una delle sue promesse elettorali, tanto che la proposta è presente anche nel manifesto elettorale del Partito Repubblicano sotto il nome di Iron Dome. Inoltre, il 27 gennaio scorso Trump ha firmato l’ordine esecutivo che ne prevede il futuro sviluppo. Questo articolo si propone di valutare la fattibilità tecnica, economica e politica di tale sistema, esaminando le minacce da contrastare, lo stato attuale della tecnologia e le possibili reazioni delle altre potenze.
Il testo dell’ordine esecutivo identifica come minacce i missili balistici, ipersonici, da crociera e altri sistemi d’arma aerei di ultima generazione.
Un missile balistico è un vettore propulso a reazione senza pilota, che percorre una traiettoria balistica, ovvero di forma parabolica, per giungere a destinazione. Ne esistono numerosi modelli di varia gittata: da meno di un centinaio di chilometri fino ai missili balistici intercontinentali (ICBM), con un raggio minimo di 5500 chilometri.
Il volo di queste armi si divide in tre fasi: una fase iniziale (booster phase) durante la quale accelerano e prendono altitudine, la seconda fase di volo libero (midcourse phase)dove raggiungono il punto più elevato della traiettoria (fino a migliaia di chilometri), e il rientro in atmosfera (terminal phase). Il termine ipersonico descrive un oggetto che viaggia a una velocità superiore a Mach 5, ovvero cinque volte la velocità del suono. Quest’ultima varia a seconda della densità del mezzo attraversato, dunque con Mach 1 si indica una velocità di circa 330 m/s.
Le armi ipersoniche non solo volano con velocità superiori a Mach 5, ma lo fanno a quote molto più basse dei missili balistici
rimanendo quasi esclusivamente all’interno dell’atmosfera terrestre (non oltre i 100 km di altitudine). Queste si dividono in due tipi: missili da crociera ipersonici, attualmente solo in fase di sviluppo, e i veicoli plananti ipersonici (HGV), i quali sono portati a velocità elevatissime (Mach 20) da un propulsore per poi planare verso il bersaglio perdendo velocità. I missili da crociera, invece, percorrono la loro traiettoria rimanendo all’interno dell’atmosfera, con velocità e propulsione costanti per la maggior parte del volo e possono viaggiare a velocità subsoniche o ipersoniche (superiori a Mach 1),
Considerando gli arsenali di Russia, Cina, Corea del Nord e Iran – i principali avversari degli Stati Uniti – solo i primi tre dispongono di missili balistici capaci di minacciare il territorio statunitense.
La minaccia ipersonica è minore poiché gli HGV sono ancora in fase di sviluppo o operativi in quantità minime, anche se è destinata a crescere. Infine, per quanto riguarda i missili da crociera, i modelli in servizio non dispongono della gittata sufficiente per poter essere lanciati dal suolo di questi paesi e colpire Washington, con la sola esclusione di alcuni territori del Pacifico e l’Alaska, e dovrebbero essere necessariamente montati su piattaforme aeronavali. Il fattore che rende queste armi tanto minacciose è il loro carico, i missili capaci di raggiungere gli Stati Uniti sono, infatti, armati con testate nucleari, sebbene possano essere utilizzati anche per un ruolo convenzionale.
Attualmente, per la difesa territoriale, le forze armate statunitensi schierano il Ground-based Midcourse Defense (GMD).
Questo sistema è stato progettato per intercettare specificatamente gli ICBM ed è composto da una serie di sensori sparsi per tutto il globo, che compongono la necessaria infrastruttura di comando, controllo e comunicazione per impiegare e processare i dati raccolti, e 44 missili intercettori posizionati in Alaska e California.
Il numero ridotto e la posizione geografica degli intercettori sono pensati per contrastare esclusivamente un attacco nordcoreano o un lancio accidentale. Il sistema è, infatti, incapace di contrastare una salva di dimensioni anche solo modeste, considerando che sono necessari circa 2-3 intercettori per singola testata e che il successo non è assicurato. Tale incapacità era frutto di una scelta deliberata, al fine di non indurre in Mosca e Pechino la percezione che l’efficacia dei loro arsenali possa essere messa in discussione, in modo da fornire una garanzia contro possibili corse agli armamenti.
L’ordine esecutivo indica un cambiamento di questa politica, dato che afferma la necessità di doversi difendere dai possibili attacchi di peer, near-peer, and rogue adversaries, ovvero anche da russi e cinesi.
Ciò attraverso lo sviluppo di capacità antimissile da poter impiegare prima del lancio, durante la fase iniziale e il rientro in atmosfera, da schierare sia a terra che nello spazio. Il nuovo sistema antimissilistico prevederebbe anche dei sensori da posizionare nello spazio per individuare il lancio di missili balistici e ipersonici e una catena di produzione stabile e sicura.
Sono assenti, tuttavia, stime riguardanti i costi e il numero di sistemi da sviluppare. Considerando che Mosca schiera circa 1600 testate nucleari strategiche e la Repubblica Popolare Cinese, il cui arsenale è in espansione, almeno 600, è impensabile che lo sviluppo di una Golden Dome capace di neutralizzare completamente queste minacce sia economicamente realizzabile. Sebbene la tecnologia esista e l’aumento della produzione permetterebbe di scalarne i costi, per le due potenze risulterà sempre più semplice e meno costoso espandere le proprie capacità offensive, a fronte di un sistema che costerebbe diverse centinaia di miliardi di dollari.
Pochi giorni dopo la firma dell’ordine, infatti, la Russia ha condannato questo progetto,
definendolo destabilizzante e accusando Washington di voler trasformare lo spazio in un’arena di scontro.
È anche vero che considerare solo il rapporto tra il costo degli intercettori e di ciò che devono fermare è limitante, poiché, se così fosse, nessuno li svilupperebbe. Inoltre, è necessario tenere conto anche degli obiettivi che godrebbero della protezione: si pensi ai sistemi israeliani (tra i quali l’originale Iron Dome), ben più costosi dei missili e razzi che intercettano, ma che difendono la popolazione e le infrastrutture, permettendo così a Tel Aviv di sostenere conflitti più a lungo senza subire pesantissimi danni.
Tuttavia, l’idea di poter condurre una guerra quasi sicuramente nucleare su un periodo prolungato è un’idea ben più ambiziosa e folle; e senza alcuna stima è impossibile prevedere possibili scenari. Dagli elementi noti, pare che l’Iron Dome americana sia destinata ad essere, nel caso migliore, uno spreco di soldi e, nel caso peggiore, a scatenare una costosissima corsa agli armamenti.