Del: 12 Marzo 2025 Di: Carmine Catacchio Commenti: 0

Cara lettrice, caro lettore… se hai fatto le scuole medie avrai probabilmente già sentito parlare del libro L’anello di Re Salomone, per poi dimenticartene immediatamente.

«Sta scritto che il re Salomone parlava con i quadrupedi, con gli uccelli, con i pesci e con i vermi. Anch’io parlo con gli animali, seppure non con tutti, come sembra facesse il vecchio re, e ammetto la mia inferiorità su questo punto.»

L’anello di Re Salomone è un saggio scritto nel 1949 dal Premio Nobel Konrad Lorenz, considerato ancora oggi il padre dell’etologia; ossia quella branca della biologia e della zoologia che studia il comportamento degli animali. 

Non spaventarti però alle parole «saggio di un Premio Nobel», perché non siamo davanti a uno di quei mattoni accademici pieni di note e linguaggio ostico. Lorenz adotta uno stile aneddotico e dall’impostazione divulgativa, cose che rendono il libro decisamente scorrevole e aperto anche ai non addetti ai lavori.

Certe scelte stilistiche potrebbero forse fare storcere il naso, come per esempio il discussissimo uso del termine «fidanzarsi» al posto di «accoppiarsi».

Il «fidanzamento», in questo caso, allude non solo a un edificio sociale costruito intorno all’accoppiamento, ma rende anche la spiegazione scientifica chiara e comprensibile a chi non ha idea di cosa voglia dire la parola «etologia».

Il fidanzamento tra taccole e oche selvatiche, per esempio, è qualcosa che riguarda solo marginalmente il rapporto sessuale e queste passano circa il primo anno di vita fidanzate senza consumarlo.

Lorenz comunque non ha intenzione di «umanizzare gli animali: occorre solo tenere presente che il cosiddetto “troppo umano” è quasi sempre un “pre umano”, qualcosa quindi che è comune a noi e agli animali superiori. Credetemi, io non proietto per nulla qualità umane sugli animali, anzi, faccio proprio il contrario, mostrando quanto sia ancora forte e profonda l’eredità animale nell’uomo».

Se si cercherà su Google Immagini Konrad Lorenz verranno fuori tante foto di un signore circondato da anatre ed oche.

A una lettura inesperta, infatti, uno degli effetti collaterali di questo libro potrebbe sembrare quello di idealizzare il lavoro di un etologo e di immaginarlo come una perenne Biancaneve che fa torte con i passeri.

Eppure, le parole del capitolo introduttivo – Quando gli animali combinano guai – che quasi commuovono, catapultano chi legge in un mondo nuovo: quello dello studio a stretto contatto con i propri soggetti di ricerca. Un rapporto che va ben oltre quello di scienziato-cavia.

«Io sono una persona molto pigra, e la mia pigrizia mi rende assai migliore come osservatore che non come sperimentatore. Se qualche volta lavoro veramente, lo faccio solo sotto la pressione del più rigoroso imperativo categorico kantiano, ma ciò è del tutto contrario alle mie tendenze naturali. L’aspetto più straordinario di questa attività, che consiste semplicemente nel vivere assieme agli animali selvatici e nell’osservarli, è il fatto che gli animali stessi sono così meravigliosamente pigri: all’animale è assolutamente estranea la folle smania di lavoro dell’uomo moderno, cui manca perfino il tempo di farsi una vera cultura.»

Con il suo stile evocativo e poetico, Lorenz rende un saggio divulgativo un vero e proprio diario romanzato.

Per questo motivo sembra difficile rispondere a una domanda all’apparenza molto semplice: che cos’è L’anello di Re Salomone? È un saggio o un romanzo?

«Il vento di primavera canta nella cappa del camino, e di fronte alla finestra del mio studio i vecchi abeti agitano le braccia agitati e stormiscono. D’un tratto nel pezzetto di cielo visibile dalla mia finestra piombano giù dall’alto una dozzina di proiettili neri dalla forma aerodinamica. Grevi come pietre cadono giù fin quasi sulla cima degli alberi, poi all’improvviso dispiegano delle grosse ali nere e si trasformano in uccelli, in leggeri pennacchi che il vento impetuoso trascina via, sottraendoli al mio campo visivo.»

Dunque, lettore o lettrice, non ti fare spaventare dalle quaranta pagine – non iperboliche – sulle taccole, ma lasciati trasportare dalla celeberrima oca selvatica Martina che, mossa dall’imprinting, scambiò Lorenz per sua madre. Dalla taccola Cioc che in volo seguiva l’etologo in bicicletta. Dagli scimpanzé di Yerkes che furono «molto più felici di voi e di me».

Lasciati insomma travolgere dal fascino dell’etologia.

Tutte le citazioni sono tratte da: L’anello di Re Salomone, Konrad Lorenz, 1996, Milano: Adelphi.

Carmine Catacchio
Faccio lettere e mi piace commentare il mondo.

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