
Il 23 febbraio si sono tenute in Germania le elezioni federali anticipate causate dalla caduta del governo del cancelliere Olaf Scholz, che aveva perso la maggioranza in parlamento.
L’affluenza ha raggiunto un livello record dell’82,5%, un segnale della preoccupazione per la stabilità politica del paese. L’unione CDU/CSU ha ottenuto il maggior numero di voti, mentre Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra, si è affermato come seconda forza politica. La SPD di Scholz, invece, ha subito un forte calo di consensi.
Con il 28,5% dei voti, i conservatori della CDU/CSU, guidati dal candidato cancelliere Friedrich Merz, non hanno ottenuto la maggioranza assoluta e dovranno formare una coalizione. All’unione sono stati assegnati 208 seggi nel Bundestag su 630, mentre per governare ne servirebbero almeno 316.
L’ipotesi più probabile è un accordo con la SPD, che ha ottenuto il 16,4%. Entrano in parlamento anche i Verdi (11,6%), e Die Linke (8,8%), mentre i liberali della FDP di Christian Lindner, che facevano parte della precedente coalizione di governo insieme ai Verdi, non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%. Sembra invece esclusa qualsiasi collaborazione con l’AfD, nonostante abbia ottenuto il 20,8% dei voti.
I principali partiti tedeschi hanno mantenuto un fronte comune contro l’estrema destra fin dal dopoguerra per impedire che queste forze arrivino al governo (un assenso collettivo noto come Brandmauer, cioè “muro spartifuoco”). Tuttavia, questa barriera è già stata recentemente violata, quando la CDU ha presentato una mozione restrittiva sull’immigrazione, approvata con il supporto in parlamento dell’AfD.

A seguito di questo episodio, in molte città tedesche si sono svolte manifestazioni per ribadire l’importanza di mantenere il Brandmauer contro l’AfD, considerato da molti una minaccia per la democrazia. L’avanzata del partito di Alice Weidel negli ultimi anni desta numerose preoccupazioni. La crisi economica, la guerra in Ucraina e le conseguenze della pandemia hanno alimentato il malcontento e favorito il consenso dell’AfD, che fa dell’immigrazione un capro espiatorio.
Pur restando fuori dal governo, il partito ha registrato una crescita esponenziale: nel 2021 aveva ottenuto il 10,4% dei voti, mentre oggi ha raddoppiato il proprio elettorato. Un altro aspetto significativo è la distribuzione geografica del voto: sebbene l’AfD abbia guadagnato consensi in tutta la Germania, il suo successo è stato particolarmente marcato nei territori dell’ex Germania Est, dove è risultato il primo partito ovunque, con l’unica eccezione di Berlino. Inoltre, ha ottenuto il primato anche in alcune aree economicamente più povere della Germania occidentale. Un ultimo dato rilevante riguarda l’elettorato: il 40% di chi ha votato per l’AfD non aveva partecipato alle elezioni precedenti, segno che il partito è riuscito a mobilitare molti astenuti.
Nei prossimi mesi, il nuovo governo, che dovrebbe insediarsi prima di Pasqua, adotterà probabilmente una linea più rigida sull’immigrazione, tema centrale delle ultime campagne elettorali. CDU e SPD hanno già annunciato misure più severe per rafforzare la sicurezza nel paese, anche in risposta ai recenti attacchi terroristici. Merz ha inoltre dichiarato di voler rafforzare l’autonomia dell’Europa, riducendo la sua dipendenza dagli Stati Uniti.