Del: 29 Marzo 2025 Di: Jessica Rodenghi Commenti: 0

Il 21 marzo il Ministero dell’istruzione e del merito ha pubblicato una nota, in cui sconsiglia fortemente l’utilizzo del simbolo dell’asterisco e dello schwa nelle comunicazioni scolastiche ufficiali. Si raccomanda, quindi, di attenersi alle regole della lingua italiana per garantire chiarezza e correttezza linguistica, citando l’Accademia della Crusca come fonte di riferimento.

La schwa è un simbolo fonetico che appartiene all’IPA, ossia l’alfabeto fonetico internazionale, che permette di codificare tutti i suoni parlati nelle lingue del mondo. È un fonema che non viene utilizzato in italiano, ma soltanto in alcuni dialetti, come quello napoletano, che, però, nella resa scritta lo identificano come –e. L’asterisco, invece, è una forma che permette di omettere la desinenza marcata nel genere sospendendola del tutto. Il problema di queste due soluzioni è la resa nel parlato, che diventa molto difficile o addirittura impossibile nel secondo caso. Al momento rimangono esperimenti linguistici fortemente connotati in senso sociale, culturale e politico.

La nota, innanzitutto, afferma che l’utilizzo dei simboli in questione è stato rilevato nelle comunicazioni ufficiali di alcune istituzioni scolastiche.

Un primo caso risale alla fine di febbraio. Nell’istituto comprensivo «A.S. Novaro- Cavour», in una circolare destinata ai genitori della scuola elementare compare la scritta «bambin*».

Un genitore si sarebbe accorto dell’asterisco finale e da qui sarebbe scoppiato il caso, nonostante l’errore sia stato corretto immediatamente dalla scuola in quanto frutto di un refuso. L’avvocato dei genitori, Angelo Pisani, ha dichiarato che l’uso dell’asterisco è in ogni caso inammissibile e la Vicepreside ha giustificato ai genitori l’errore sottolineando come il simbolo venga utilizzato per gli alunni più grandi. A questo proposito il deputato della Lega Rossano Sasso lo considera «un esempio classico di ideologia gender a scuola, con cui confondere i bambini e iniziare l’indottrinamento verso derive ideologiche. Si vergogni chi l’ha scritta e chi l’ha autorizzata. Evidentemente per certi docenti non basta il parere negativo dell’Accademia della Crusca su asterischi e linguaggio schwa, è evidente che occorra una norma che li obblighi e li sanzioni».

Nella dichiarazione di Sasso troviamo in nuce la questione che viene poi ampliata nella circolare del Ministero.

Il primo passaggio da sottolineare è il riferimento alla lingua italiana come un insieme di regole prescrittive, che possono essere decise dall’alto, per poi modificare l’uso della lingua. La grammatica, infatti, viene formulata in senso descrittivo, dopo aver rilevato gli usi della lingua che vengono attuati dai parlanti. L’asterisco e la schwa, di conseguenza, non sono mai stati un pericolo imponibile da qualcuno, in quanto nessuno ha l’autorità di farlo. L’unico caso in cui questa autorità è stata nelle mani del governo, è rappresentato dalla dittatura fascista, che vietò, ad esempio, l’utilizzo del lei come pronome di cortesia in favore del voi, per evitare stranierismi.

Si cita, poi, l’Accademia della Crusca, un’istituzione italiana ed europea, che raccoglie moltissimi studiosi e studiose.

Nella nota del Ministero viene richiamato il «parere del 24 settembre 2021 pubblicato sul sito istituzionale dell’Accademia della Crusca», in cui si risponde alle domande giunte dal pubblico sul maschile plurale neutrale, sul neutro, la questione dei pronomi in italiano per le persone non-binary, genderfluid e transgender. Tutto questo viene inserito in una risposta ai quesiti più ampia, in cui si ripercorrono tutti gli esperimenti linguistici e le realizzazioni che vengono portate nelle altre lingue per riferirsi a persone che non si identificano con il genere assegnato alla nascita o non si identificano in nessuno dei due.

Oltre agli spezzoni presi in esame, però, c’è un passaggio in cui si indica come «nessuna parola entra nei vocabolari per decisione di una istituzione, seppur prestigiosa come l’Accademia della Crusca».

Il senso è ribadire che un parere, seppur prestigioso, non può prescrivere gli usi della lingua, perché questi sono nelle mani di chi la lingua la parla.

In un contesto istituzionale è chiaro che anche la lingua deve essere uniforme, chiara e diretta. Purtroppo questa non è la definizione che daremmo alla lettura di una qualsiasi circolare scolastica, che non comprenda schwa, asterischi o altri simboli nuovi. È noto da tempo come la lingua del «burocratese» sia sempre più lontana dall’italiano medio e sia diventata una lingua settoriale, che deve essere decifrata per essere compresa. Spesso, infatti, chi non è un addetto ai lavori deve chiedere una sorta di traduzione dei testi per giungere alla comprensione completa. In un quadro del genere proporre una circolare su schwa e asterischi, che sono un esperimento linguistico limitato, sembra essere pretestuoso. Nonostante non sia stato chiarito in quanti casi i simboli avrebbero intaccato la chiarezza dei documenti, il Ministero dell’istruzione e del merito ci ha tenuto a pubblicare la nota per vietare il loro utilizzo.

Secondo Vera Gheno, infatti, esisterebbe un «enorme valore simbolico di questi segni non convenzionali: non si vieta qualcosa che si ritiene irrilevante, e se si smuove perfino il MIM, significa che tali esperimenti linguistici sono riusciti a far parlare di sé».

La posizione della circolare, quindi, fa trasparire una mossa dettata dal puro posizionamento ideologico e politico. Porsi nell’ottica anti-gender, che in questo momento storico sta avendo molto successo a livello globale, spinge gli elettori di Fratelli d’Italia a convincersi che effettivamente il loro governo stia cercando di eliminare l’ideologia. La realtà è che una nota del genere non avrà alcun effetto, se non a livello estremamente limitato, quindi, nell’unico caso che abbiamo potuto rilevare e nei pochi che non sono stati nominati. Chi ha sempre utilizzato schwa e asterischi continuerà a farlo, nei circoli ristretti in cui si utilizzava prima senza problemi non ci saranno differenze.

Le pratiche linguistiche ampie sono, quindi, un sintomo. In un articolo del 22 marzo su Domani, Vera Gheno  dice che schwa e asterisco dovrebbero essere considerate «pietre d’inciampo linguistiche», il cui scopo è portare chiunque si imbatta in questi simboli ad interrogarsi sul loro utilizzo e, magari, sulle motivazioni che hanno spinto alla loro introduzione. Questi esperimenti nascono dalla volontà di rappresentare anche nella lingua persone che non si identificano in uno o nei due generi e per rappresentare una moltitudine mista indifferenziata.

Per la comunità LGBTQIA+ è uno dei tanti passaggi richiesti per vivere in un mondo che discrimina queste persone in ogni aspetto della vita, non soltanto della lingua. Nel dibattito pubblico è passata l’idea che l’unico elemento delle battaglie della comunità fosse introdurre la schwa o l’asterisco, quando ad oggi il problema più importante di queste persone è semplicemente esistere, non essere molestate, aggredite, prese di mira, uccise e invisibilizzate solo per il fatto di essere al mondo con un’identità di genere o orientamento sessuale diverso dalla «norma».

Da sempre, quindi, hanno la volontà di porre attenzione sui problemi della comunità LGBTQIA+ e non di imporre un nuovo uso della lingua dall’alto.

Questa è l’idea principale, la battaglia sulla lingua è una delle tante questioni che si portano avanti per migliorare le condizioni di vita, ma è stata fortemente strumentalizzata dall’opinione pubblica, che si è preoccupata all’idea che qualcuno volesse «imporre la lingua». A questo proposito, è ormai chiaro come non si possa imporre proprio nulla sul piano linguistico, tranne che in contesti di governo autoritario, e visto quanto poco potere contrattuale ha la comunità LGBTQIA+ soprattutto in Italia, non c’è mai stata la volontà di imporre un uso linguistico.

Nonostante nella nota del Ministero si parli di comunicazioni ufficiali, sappiamo bene che l’impiego di simboli come questi ha una connotazione politica, che tende ad allontanare dai discorsi chi non conosce già bene le questioni legate alla comunità LGBTQIA+. Il problema verso asterischi e schwa non è solo nelle circolari delle scuole, è parte di un progetto politico che vede il gender come il nemico principale, soprattutto quando si tratta di minori. Posizionamenti politici come questo portano soltanto ad una società che cerca di invisibilizzare una fetta di persone, che esistono e resistono al conservatorismo convinto che si tratti soltanto di deviazioni dalla norma.

Jessica Rodenghi
Jessica, attiva nel mondo e nelle società, per fare buona informazione dedicata a tutti e tutte.

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