
La pellicola biografica Lee Miller esce in Italia il 13 marzo 2025: il debutto direttoriale di Ellen Kuras vede come protagonista Kate Winslet nel ruolo titolare della fotografa.
Il film segue la storia della modella americana diventata fotogiornalista, Lee Miller, durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, nel quale ha coperto, attraverso il suo reportage fotografico, avvenimenti come il Blitz di Londra, la liberazione di Parigi dai Nazisti e lo svelamento dei campi di concentramento di Buchenwald e Dachau.
Il film è stato elaborato a partire da un libro scritto dal figlio della stessa, Antony Penrose, che è la ragione per cui suo lavoro è stato scoperto e acclamato.
I costumi e le scenografie erano eccellenti, ricreando perfettamente il contesto storico e gli eventi in cui sono state scattate le famose opere della fotografa.
In più di un intervista Kate Winslet ha affermato di aver collaborato strettamente con Penrose per portare alla luce quello che è stato il decennio più distintivo della reporter, ovvero gli anni 40. In questo periodo è stata corrispondente di guerra per la rivista Vogue e ha collaborato strettamente con l’amico e fotogiornalista americano David E. Sherman.
Il film segue i due personaggi e la creazione del loro reportage fotografico, allora censurato, che viene esposto nel libro del figlio, Le vite di Lee Miller.
Eppure il film non mostrava “le vite” di Lee Miller, ma più gli avvenimenti nei quali sono state scattate le sue fotografie. Se spesso le biopic peccano di troppo romanzamento e imprecisione questa esagera dall’altro lato: si attiene molto ai fatti reali ed è privo di un climax emotivo, di contestualizzazione e di momenti che creano connessione emotiva con i personaggi.
Infatti, tutto il resto del cast, che comprende Andy Samberg, Marion Cotillard, Alexander Skarsgård (per citarne alcuni) viene usato come abbellimento per la protagonista e non come personaggi a pieno titolo che mettono in scena persone realmente esistite: artisti del tempo con storie a loro volta molto interessanti, amici intimi e parte sostanziale della vita di Lee Miller. I rapporti tra i personaggi erano poco approfonditi, come del resto le loro caratteristiche, e apparivano inseriti nel film per pura accuratezza storica e non per una loro importanza rilevante nella storia.
Molte scelte registiche, inoltre, rendevano confuso il contesto e le situazioni rappresentate e hanno reso il film difficile da comprendere, soprattuto senza una previa conoscenza del lavoro di Lee Miller. Il ritmo ha reso la storia di una donna incredibilmente interessante, incredibilmente poco interessante.
E’ un peccato che il pubblico, uscendo dalle sale, sappia poco di più a suo riguardo rispetto a quando è entrato.
In ultimo, un film basato sulla fotografia tende a trascurare l’elemento fotografico: la stessa Lee Miller, dopo il suo cambio di carriera da modella a reporter, ha detto “preferisco fare una foto, che essere una foto”, eppure il film sembra non aver recepito questo concetto.
Chiaramente una pellicola il cui soggetto principale è Lee Miller si focalizzerà su di lei, ma ci sono modi che permettono di integrare il prodotto fotografico all’interno del film senza distruggerne l’andamento e aumentandone l’impatto emotivo, come, per esempio, è stato fatto con il film del 2024 Civil War del regista Alex Garland (che tratta di reporter di guerra e incidentalmente nomina la stessa Lee Miller al suo interno).