Del: 2 Marzo 2025 Di: Alice Villa Commenti: 0
L’esito nascosto degli incendi che hanno colpito Los Angeles

Gli incendi che hanno spogliato la contea di Los Angeles del suo lusso e fascino non hanno bruciato solo ville lussuose e modeste proprietà ereditate fino allo scheletro, ma anche la speranza di rimarginare l’immane divario tra le condizioni di vita nella metropoli californiana.

È dall’inizio di gennaio che crudeli incendi stanno radendo al suolo l’idilliaca  area hollywoodiana della California ad una velocità verosimilmente incontenibile.  Nell’arco di qualche settimana gli incendi losangelini hanno causato almeno 29 vittime,  13 feriti, la distruzione di quasi 18300 case e infrastrutture e uno sfollamento di emergenza delle zone afflitte. Gli incendi, che pervadono l’area dalla prima settimana di Gennaio, sono attualmente cinque: i due più grandi localizzati nelle zone residenziali delle Pacific Palisades, un’area di ville e residenze sfarzose che si estende fra Malibu e Santa Monica al momento completamente evacuata, e a Eaton, a nord di  Pasadena e ad est delle Hollywood Hills, che ha causato danni immensi nella zona residenziale meno altolocata di Altadena.

Non è inusuale che lo stato della California sia perseguitato da questo genere di  catastrofi: solo nel 2019 aveva infatti riportato 7148 incendi incontrollati, ma la situazione emergenziale che si trova a fronteggiare ora è talmente calamitosa da essere stata descritta dagli ufficiali della Contea di Los Angeles come un “perfect storm” di elementi che le hanno conferito l’impatto devastante che ha mostrato nel mese di Gennaio.

I tre requisiti del triangolo del fuoco – fonte di innesco, combustibile e ossigeno,  necessari per l’esistenza di un incendio incontrollato – sono stati soddisfatti in lungo  e in largo. Un gennaio molto arido (causato da una stagione delle piogge stranamente scarna) nel quale la vegetazione verde e umida è diventata secco combustibile infiammabile e i venti caldi e secchi che trasportano il fuoco a velocità incontenibili, come il Santa Ana che pervade la zona, hanno fatto sì che  basti una scintilla per scatenare una catastrofe.

La tragedia sta mettendo in luce una chiara impreparazione della Contea e ad una  generale mancanza di pianificazione dello Stato per incidenti che mostrano un continuo aggravamento della loro portata distruttiva.

L’assetto strutturale della zona è inadatto ad arginare situazioni simili: le infrastrutture sono decadenti e le case costruite principalmente in legno aumentano il carburante infiammabile; c’è una chiara sovrappopolazione del territorio, con proprietà a grandissima richiesta situate in aree collinari difficili da raggiungere in caso di emergenza con mezzi di soccorso per combattere i fuochi; i proprietari sono negligenti e poco regolati nella cura della vegetazione – vengono preferiti fogliame e giardini rigogliosi ad un verde più contenuto (e quindi sicuro): infatti, essendo molte delle proprietà della zona vendute a milioni di dollari, gli investitori desiderano avere nei loro giardini e portici una rigogliosa  vegetazione che possa offrire dell’ombra nell’assolata California.

Si aggiunge alle  condizioni già critiche del luogo il problema delle riserve idriche: è stato riportato che in alcuni momenti di alta gravità i vigili del fuoco abbiano terminato la fornitura d’acqua, nonostante il Dipartimento per l’Acqua e l’Energia di Los Angeles avesse dichiarato che i serbatoi e idranti erano stati riempiti in tutta la città prima dell’inizio dell’emergenza.

La tragedia ha già ottenuto una copertura mediatica considerevole, anche per  via della specifica area afflitta dalla calamità: sono molto frequenti articoli sulle ville  distrutte di celebrità hollywoodiane che risiedono nella zona delle Pacific Palisades. Ci sono però delle conseguenze nascoste che non ricadono sulle vittime pubblicizzate dai media, ma si immettono e peggiorano due crisi che già da anni logorano gravemente lo stato della California e la contea di Los Angeles: la crisi assicurativa  e il divario di condizioni di vita fra gli abitanti.

La contea di Los Angeles, infatti, come anche tutta la California, raccoglie a vivere in prossimità persone i cui redditi e possibilità economiche sono quanto più distanti. Le famiglie che abitano la regione tendono a raggrupparsi in una di due categorie: da una parte, ereditari di case acquistate a poco quando la zona si stava ancora sviluppando, che non guadagnano abbastanza per poter tenere il passo con il costo crescente della vita.

Dall’altra, l’apice della piramide del guadagno, celebrità ed esecutivi hollywoodiani che acquistano proprietà a grandissima richiesta a prezzi esorbitanti. Nello stesso luogo abitano persone che guadagnano un decimo di altre, e che, con il progressivo sovrappopolamento dell’area e l’aumento di richiesta di affitti e vendite di proprietà, non riescono a reggere il costo della vita e si uniscono alla già smisurata e crescente popolazione di senzatetto.

Secondo i dati del 2024 del Los Angeles Homeless Services Authority, la contea  di Los Angeles conta all’incirca 75.300 senzatetto, 45.000 dei quali solo nella città di Los Angeles e il 42% dei quali sono considerati in una condizione di senzatetto cronici (ovvero sprovvisti di dimora per almeno 6 mesi continuativi o con più episodi nell’arco di un anno). Per dare prospettiva a questo numero: secondo l’ISTAT in tutta Italia si trovano all’incirca 96.000 senzatetto.

Questo fenomeno si intreccia con una più grande crisi che già da anni arreca  problemi alla popolazione della California: la crisi delle assicurazioni. Non sono in pochi quelli che oltre ad aver perso le case negli incendi sono stati abbandonati dalle coperture assicurative in cui avevano investito. È molto comune  in California avere una polizza assicurativa sulla propria casa, essendo la zona soggetta a grandi catastrofi naturali come incendi e terremoti.

La State Farm, la più grande compagnia di assicurazioni sulle case in California – che già nel 2023 aveva annunciato che non avrebbe più offerto polizze di assicurazione su case a nuovi clienti in California per via dell’esposizione della regione a catastrofi naturali (seguita a ruota da Allstate, altro gigante delle assicurazioni su abitazioni) – nel marzo del 2024 ha annunciato che non rinnoverà le assicurazioni di  72000 abitazioni, nonostante vari anni di pagamenti verso la polizza. L’impresa cita fra le cause l’inflazione, le passate devastazioni incendiarie che hanno causato decine di miliardi di perdita in proprietà californiane durante l’ultimo decennio e le policy dello stato sul controllo dei prezzi delle assicurazioni.

La decisione di non rinnovare le polizze per i clienti già esistenti è entrata in vigore quest’estate e solo nel quartiere delle Pacific Palisades più di 1600 abitazioni sono rimaste sprovviste di copertura. L’ultima risorsa per i proprietari esposti a gravi perdite è rivolgersi al California FAIR Plan, un sistema statale delineato per  essere un’ultima risorsa nell’impossibilità di trovare un’assicurazione privata, che fornisce minore protezione a prezzi più alti.

Le case vittime degli incendi sotto il piano FAIR sono raddoppiate fra il 2023 e il 2024, mostrando che l’unica sicurezza che questo programma può assicurare è di non avere abbastanza risorse per poter risarcire tutte le richieste, condannando persone il cui reddito permette a malapena di vivere alla giornata in California a non potersi riprendere da questa catastrofe.

Già prima degli incendi di Gennaio quasi un terzo delle persone in California non  guadagnava abbastanza per permettersi una qualità di vita dignitosa al costo della vita della zona. Questo evento non farà altro che esacerbare gli estremi che già connotano la California: chi già viveva in condizioni agiate potrà ricostruirsi una vita nello stesso luogo, dove i prezzi aumenteranno ancora di più, mentre persone che già si trovavano in bilico fra il minimo per la sopravvivenza e la povertà cadranno definitivamente nella totale indigenza, soprattutto se finiti vittime delle compagnie di assicurazione. Quella che sarà per i più ricchi una convalescenza dalla catastrofe di mesi o anni, per intere comunità richiederà decenni e lascerà cicatrici che non si rimargineranno mai nell’assetto strutturale della zona.

Foto in copertina: P. Rivas, CC BY 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0, via Wikimedia Commons

Alice Villa
Studentessa di Scienze Internazionali, amante delle storie, vere o inventate che siano, e di tutti i modi in cui si possono raccontare.

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