Del: 16 Aprile 2025 Di: Giulia Camuffo Commenti: 0
I CPR in Albania sono ufficialmente attivi

Venerdì 11 aprile 40 migranti sono stati trasferiti dall’Italia al CPR (Centro Per il Rimpatrio) di Gjader, in Albania. I migranti sono originari di Tunisia, Egitto, Bangladesh, Pakistan, Algeria, Georgia, Nigeria e Moldavia e arrivano da diversi CPR italiani, tra cui quelli di Bari, Torino, Trapani, Gorizia, Milano e Brindisi.

Questi centri, costruiti dall’Italia in Albania, prima di venerdì non erano realmente in funzione. Inizialmente l’Italia avrebbe voluto utilizzare queste strutture, disciplinate dal protocollo Italia-Albania, per trattenerci i migranti soccorsi in mare. Questo utilizzo, però, non era mai stato convalidato dai tribunali competenti per contrasto con la normativa europea.

Il 28 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto che prevede l’uso delle strutture come centri per il rimpatrio (CPR), cioè centri di detenzione amministrativa per i migranti irregolari.

Le strutture conteranno 140 posti in più rispetto a quelli attuali e saranno usate anche per ospitare migranti irregolari, cioè stranieri a cui è scaduto il permesso di soggiorno o a cui è stato negato l’asilo.

Il ministro dell’interno Piantedosi ha assicurato che il protocollo Italia-Albania, accordo per la gestione delle migrazioni ratificato dall’Italia nel 2024, non sarebbe stato modificato nei suoi obiettivi dal decreto del 28 Marzo,  ma che sarebbe stata aggiunta unicamente la funzione di Centri per il Rimpatrio ai Centri Albanesi. Nella pratica questo significa che nei centri albanesi verranno trasferiti migranti che si trovavano già nei CPR italiani.

Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, nella sua newsletter Frontiere, racconta lo spostamento dei migranti avvenuto lo scorso venerdì.

Fonti governative sostengono che le persone trasferite a Gjader avessero dei precedenti penali, ma le parlamentari Cecilia Strada e Rachele Scarpa che sono entrate nei centri e hanno parlato con le persone detenute affermano che ciò non è mai stato realmente verificato.

«Una persona riporta di essere stata svegliata alle 3 di notte nel CPR italiano in cui si trovava, di essere stata prelevata per il trasferimento e di aver scoperto di trovarsi in Albania solo dopo lo sbarco. […] Tutti riportano che il contenimento con fascette ai polsi non è stato limitato al momento dello sbarco, ma che è anzi durato per tutto il viaggio, anche nei momenti di distribuzione dei pasti o in quelli in cui c’era esigenza di andare in bagno. Cogliamo dunque l’occasione per stigmatizzare duramente le parole del ministro Matteo Salvini e del ministro Matteo Piantedosi, che giustificano e anzi rivendicano questa pratica barbara alla luce di una presunta “pericolosità sociale”, che sarebbe stato anche dunque criterio di selezione dei trattenuti, e alla luce di ‘condanne’ a carico degli stessi. Da parte loro è un’implicita ammissione della natura punitiva della missione Albania, da applicarsi quindi a persone ritenute pericolose dallo stato? In questo caso dovrebbe entrare in gioco l’ordinamento penitenziario, non la detenzione amministrativa, che è un provvedimento destinato non a chi ha commesso reati, ma a chi è privo di documentazione regolare per soggiornare in Italia».

 L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) paragona il decreto legge 37/2025 con il decreto-legge cd. sicurezza che il governo ha approvato nei giorni scorsi, sottolineando la svolta securitaria nella politica di governo italiana.

Vengono limitati i diritti costituzionali quali la libertà di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.), il diritto all’abitazione, i diritti delle persone detenute: diritti negati anche alle persone straniere trattenute nei CPR.

«A tutti costoro, detenuti o trattenuti in CPR, si impedisce di resistere anche passivamente a ordini della polizia, determinando, tra le altre, anche una scala gerarchica tra le persone, sintomatica di un regime autoritario», si legge nell’analisi dell’ASGI.

Il «modello albanese» sulla gestione migranti crea un precedente per la creazione di regimi detentivi di isolamento e per la loro disciplina normativa in senso autoritario. 

Giulia Camuffo
Studentessa di Scienze Internazionali, appassionata di storia, in relazione al presente. La scrittura semplifica ciò che semplice non è.

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