Del: 4 Aprile 2025 Di: Giacomo Pallotta Commenti: 0

Lo scorso 26 marzo, Hadja Lahbib, commissaria dell’Unione Europea per la gestione delle crisi, ha pubblicato un video in cui invitava i cittadini europei a munirsi di un kit di sopravvivenza con tutto il necessario per affrontare 72 ore senza aiuti governativi. Nei giorni seguenti, l’opinione pubblica europea si è divisa tra chi lo ha considerato allarmismo e chi un atto di buonsenso, ma qual è lo scopo dell’UE? Queste iniziative avranno un impatto rilevante?

Nel video, Lahbib ha estratto uno a uno dalla borsa tutti gli oggetti necessari durante una crisi: dall’acqua al caricabatterie del telefono, compreso un mazzo di carte da gioco per non annoiarsi. Questo tipo di indicazioni non sono una novità. Già nel novembre 2024 la Svezia aveva realizzato un opuscolo del titolo «In case of Crisis and War» che si spingeva ben oltre la preparazione di un semplice kit, illustrando nel dettaglio tutte le procedure da seguire in caso di invasione. Anche Danimarca, Finlandia, Norvegia, Francia e le repubbliche baltiche hanno dato il via a iniziative simili, a riprova del fatto che la preparazione di kit e piani di emergenza non è frutto di una regia europea, bensì della volontà dei singoli paesi di prepararsi al peggio.

A stupire, dunque, non sono tanto le indicazioni fornite, quanto il modo in cui vengono presentate.

La commissaria, infatti, sorride e scherza con i giornalisti fuori campo e il suo tono leggero cozza fortemente con la serietà della questione. Il motivo principale di questa scelta sembra essere quello di evitare il panico e di rispondere alle critiche dei partiti di estrema destra. Quest’ultimi hanno, difatti, condannato sia il piano di riarmo europeo, sia le compagne di informazione, considerate contro producenti e inutilmente allarmanti.

Il ministro Salvini, ad esempio, ha dichiarato di temere che il video «sia figlio di un progetto, terrorizzarci». In realtà è figlio di un altro progetto, il Preparedness Union Strategy, ovvero la strategia per coordinare gli sforzi di governi e popoli europei in caso di invasioni militari, attacchi informatici, disastri naturali e crisi sanitarie. Questo programma è a sua volta frutto di un report redatto dal consigliere speciale Sauli Niinistö che, tramite sondaggi svolti in tutti i paesi dell’Unione, ha evidenziato l’urgenza di informare la popolazione, preoccupata per le tensioni geopolitiche, ma anche per i frequenti disastri naturali dovuti al cambiamento climatico.

L’attività informativa portata avanti dall’UE, quindi, sembra rispondere a esigenze reali, anche se il metodo comunicativo di Lahbib solleva qualche perplessità.

Come sottolineato da Breaking Italy, la musica utilizzata, in stile anni ‘40/’50, sembra richiamare un’atmosfera da Guerra fredda, mentre il linguaggio scherzoso depotenzia il messaggio, facendo apparire meno urgente la necessità di prepararsi al peggio, senza peraltro evitare lo scontro politico. Scontro che ha raggiunto l’apice con l’intervento di Vannacci al Parlamento europeo, in cui l’eurodeputato leghista ha invitato la commissaria Lahbib a prepararsi a «scappare da ladri e stupratori, spesso clandestini, e per scampare al freddo, dato che l’energia a causa dei vostri errori costa sempre di più». Per la Lega e i suoi omologhi europei l’unica invasione per cui bisognerebbe prepararsi è quella islamica e tutto il resto è fumo negli occhi dei cittadini.

Al netto delle polemiche, sembra giusto domandarsi quanto possa essere efficace la campagna informativa europea, soprattutto se non implementata dai singoli Stati membri. Se Francia e paesi nord europei, infatti, si sono mossi autonomamente, Italia e Spagna, pur ritenendo necessario approntare misure urgenti, sembrano più restie nel creare opuscoli o video informativi. Ancora una volta, quindi, i paesi dell’Unione sembrano muoversi a velocità diverse, dimostrando la mancanza di un coordinamento tempestivo. Inoltre, a differenza del riarmo, questo piano non ha carattere legislativo, non è dunque vincolante per i singoli stati che possono decidere se accogliere o meno i consigli europei, depotenziando, di conseguenza, l’efficacia della campagna stessa.

Giacomo Pallotta

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