Del: 28 Aprile 2025 Di: Nicolò Bianconi Commenti: 0

Se vi si dicesse che nell’Oceano Indiano vi è un gigantesco continente sommerso in cui alcuni sostengono essere comparsa la specie umana, voi ci credereste? Forse no, eppure l’esistenza di questa terra a tratti leggendaria ha a lungo alimentato accesi dibattiti all’interno della comunità scientifica. La massa terrestre in questione è quella di Lemuria, proposta nel 1864 dallo zoologo Philip Sclater per spiegare la presenza di fossili di lemuri in Madagascar e in India, ma non nell’Africa continentale. Questo “ponte” tra le due regioni rimase una teoria discussa fino alla graduale affermazione della tettonica delle placche e della deriva dei continenti, che a partire dall’inizio del Ventesimo secolo accolsero sempre più sostenitori, fino a essere riconosciute come fatti negli anni ’60.

Nonostante questo sviluppo, nel 1990 accadeva un evento peculiare. In occasione del venticinquesimo anniversario del Territorio Britannico dell’Oceano Indiano (BIOT), formato da un arcipelago a nord-est del Madagascar, a esso veniva concesso di adottare uno stemma e un motto.

Lo slogan scelto fu “In tutela nostra Limuria”: una frase latina che, a scapito di eventuali contendenti, dichiara con orgoglio la sovranità inglese sul mitico continente.

Tuttavia, le pretese di Londra sull’ “Atlantide” dell’Oceano Indiano si sono fatte col tempo sempre più scricchiolanti e oggi possiamo dire che esse abbiano proprio i giorni contati. Le ragioni di ciò sono rintracciabili con la nascita stessa del BIOT, avvenuta nell’epoca della decolonizzazione. I territori del futuro possedimento d’oltremare vennero infatti ricavati sottraendoli alla colonia delle Mauritius, che successivamente raggiunse l’indipendenza.

I territori sottratti coincidono con l’arcipelago Chagos, che il Regno Unito decise di tenere con lo scopo di costruire una base militare sull’isola più grande, ovvero Diego Garcia. Per poter creare questo avamposto militare, tuttora usato anche dagli Stati Uniti, venne deportata l’intera popolazione nativa.

Le vittime di questa grave violazione dei diritti umani vennero private della loro terra e gli fu impedito di far ritorno all’arcipelago, finendo con l’essere costrette a vivere per decenni in situazioni di emarginazione economica e sociale.

Tuttora questa ingiustizia permane, anche se la situazione potrebbe cambiare a breve.

La decisione di separare l’arcipelago Chagos dal resto delle Mauritius è infatti andata incontro a sempre più critiche. Questo perché, come sostenuto dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 2019, tale separazione territoriale è contraria ai princìpi del diritto internazionale. In particolare, essa va contro il diritto di autodeterminazione dei popoli, di cui l’integrità territoriale è un aspetto fondamentale. Nel parere, la Corte invita il Regno Unito a cessare la propria amministrazione dell’arcipelago “il più rapidamente possibile”. Inoltre, essa sostiene che i chagossiani debbano poter tornare alle proprie terre.

Da allora una serie di negoziati sono stati portati avanti tra il Regno Unito e le Mauritius, arrivando nell’ottobre 2024 a quello che diverse testate hanno presentato come la conclusione di questa vicenda storica. In realtà questo non è avvenuto, dato il cambio di esecutivo dello Stato africano, il cui nuovo leader ha denunciato l’accordo raggiunto dal predecessore, definendolo una “svendita”. Successivamente un altro cambio di esecutivo, rappresentato dall’elezione di Donald Trump, ha fatto sospendere ulteriori negoziati.

Il primo aprile il presidente statunitense ha approvato il piano che prevede la restituzione dei possedimenti dell’arcipelago alle Mauritius, portando alla ripresa dei negoziati.

Tale cambio di sovranità non sarà istantaneo, mentre si può presupporre che in linea generale seguirà quanto si era deciso a ottobre. Nel caso, il BIOT terminerebbe quasi subito di amministrare gran parte dei suoi territori, per poi cessare di esistere dopo 99 anni, con la restituzione di Diego Garcia. Questo sviluppo, seppur con sessant’anni di ritardo, darà finalmente giustizia allo Stato africano che ha dovuto subire l’umiliazione di vedersi il territorio mutilato e parte del proprio popolo deportato. Una storia non così rara, a dire la verità.

Infine, mentre il mito di Lemuria è ormai relegato ai libri di Storia, con la lenta riparazione di queste ingiustizie, ci avviciniamo al giorno in cui anche il colonialismo potrà essere consegnato al passato.

Nicolò Bianconi
Sono uno studente di Scienze internazionali al terzo anno. Ho una generale curiosità per il mondo, che mi porta ad avere molte passioni e innumerevoli interessi. Tra questi la scrittura occupa un posto speciale.

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