Del: 30 Aprile 2025 Di: Federica Corsaro Commenti: 0

Oggi l’uso di internet sembra indispensabile. Senza strumenti digitali, fatichiamo a comunicare, a fissare appuntamenti e persino a spostarci da una zona all’altra della città. È ormai evidente che siamo diventati dipendenti dai dispositivi elettronici e dai social network, che utilizziamo in modo automatico per ogni esigenza. Negli ultimi anni, l’avanzamento tecnologico e l’avvento dell’intelligenza artificiale sembrano aver innescato un meccanismo simile. Strumenti come ChatGPT vengono impiegati per scrivere e-mail, porre domande mediche o svolgere compiti scolastici e universitari. Tutto questo, però, a scapito del pianeta e della nostra salute.

L’immediatezza e la facilità di accesso a internet creano l’illusione di smaterializzazione, facendoci dimenticare che la rete si regge su server e reti di cavi, una complessa infrastruttura fisica che inquina il pianeta per la sua produzione, alimentazione energetica e raffreddamento.

Ogni volta che navighiamo online, contribuiamo all’emissione di anidride carbonica: una singola ricerca su Google può generare da 0,2 a 7 grammi di CO₂. Anche se questa quantità, presa isolatamente, sembra irrisoria, si stima che ogni anno l’industria delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione produca 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari al 2% delle emissioni globali. Ogni e-mail inviata, ogni serie TV guardata in streaming e ogni videochiamata effettuata comporta un impatto ambientale.

La stessa illusione si verifica quando utilizziamo l’intelligenza artificiale. Interagendo con strumenti come ChatGPT, non percepiamo cosa avviene dietro la sua rapida generazione delle risposte.

L’inquinamento legato all’IA nasce innanzitutto durante la sua creazione: si stima che sviluppare e addestrare un modello di intelligenza artificiale produca circa 300 tonnellate di CO₂. Inoltre, anche il suo utilizzo quotidiano da parte degli utenti, persino per compiti semplici, comporta un dispendio energetico significativo. Per esempio, la generazione di un’immagine da parte dell’intelligenza artificiale consuma energia pari a quella necessaria per ricaricare completamente uno smartphone. Oltre alle emissioni di gas serra dovute al consumo energetico, un ulteriore problema è il dispendio di acqua per il raffreddamento dei server.

Secondo uno studio del Washington Post e dell’Università della California Riverside, per generare una semplice e-mail di 100 parole, ChatGPT-4 può consumare più di mezzo litro di acqua.

Inoltre, l’enorme fabbisogno energetico, lo spreco di acqua e l’inquinamento atmosferico hanno conseguenze dannose sulla salute umana. Se da un lato è diffusa la consapevolezza dell’importanza di preservare le risorse idriche, dall’altro lato si sottovaluta il legame tra l’inquinamento causato dall’IA e lo sviluppo di problemi respiratori. Sempre secondo l’Università della California Riverside, entro il 2030, negli Stati Uniti, l’energia consumata dall’intelligenza artificiale potrebbe provocare 600.000 nuovi casi di asma e 1.300 morti premature ogni anno, con un conseguente aumento dei costi per la sanità.

Attualmente, l’IA si alimenta principalmente attraverso combustibili fossili, ma un maggiore investimento in energie rinnovabili e nucleari potrebbe attenuare le sue conseguenze sulla salute umana e del pianeta.

Nonostante tutto, non possiamo negare che queste tecnologie siano diventate strumenti importantissimi.

Infatti, è importante considerare che, se da un lato l’IA ha un impatto ambientale, dall’altro è anche più efficiente rispetto agli esseri umani nella produzione di contenuti, riducendo così i tempi e le risorse necessari. Tuttavia, è fondamentale non abusarne, evitando di delegare ogni attività all’intelligenza artificiale.

Federica Corsaro
Laureata in Mediazione Linguistica e ora studentessa di Comunicazione. Mi interessa sempre ciò che succede nel mondo e conoscere le diverse culture che lo abitano.

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