
L’università di Messina ha negato la laurea honoris causa a Fabio Rizzo, in arte Marracash.
La proposta del docente Fabio Rossi, titolare di una cattedra di Linguistica Italiana, è stata respinta perché alcuni membri del Dipartimento Civiltà Antiche e Moderne hanno avvertito il «potenziale rischio di promuovere una cultura legata a contenuti sessisti».
Ci troviamo in un secolo in cui comunicare è molto difficile e l’opinione pubblica oscilla tra una suscettibilità inaudita e il «non si può più dire niente».
Indipendentemente dalle posizioni più estreme, è evidente che oggi una qualsiasi affermazione pubblica può essere giudicata dalla massa che, attraverso i social, esprime il proprio parere, spesso in modo particolarmente duro.
Un solo pollice verso può segnare la carriera o la reputazione di una persona e non è caso che molti social utilizzino proprio l’icona del pollice per sondare l’approvazione di un contenuto.
Questo tribunale digitale ha una giurisdizione larghissima: tweet vecchi di anni, testi di canzoni, battute goliardiche possono condannare l’autore alla cosiddetta «gogna mediatica».
L’assolutismo di questo sistema ha creato un clima di diffidenza e cautela, per il quale si evita di sbilanciarsi politicamente o di esprimere la minima divergenza dal pensiero unico.
Senza approfondire si può intendere questa categoria come il pensiero regnante nel proprio «bacino di udienza», ossia come l’insieme di idee politiche e concettuali che vengono accettate dalla propria audience.
Gli studiosi hanno battezzato questa dinamica cancel culture, termine che, per la prima volta nella storia, rappresenta un sistema di censura «dal basso», ovvero esercitato dall’opinione pubblica e non più dal potere politico.
Ebbene, gli effetti di questa cultura della cancellazione non ricadono esclusivamente su colui che viene «cancellato», ma si propagano verso l’alto, fino a influenzare le scelte e le dichiarazioni di chi sa di essere esposto pubblicamente.
Fatta questa premessa ci si può chiedere se questo sia il caso di Marracash.
Si tratta di un’autentica riserva ideologica e morale dei docenti o di un tentativo di censura preventiva?
Evitando di conferire il titolo ad honorem al cantante i commissari hanno fatto una scelta autonoma o hanno preferito sottrarsi alle possibili conseguenze mediatiche?
In effetti, il motivo ufficiale per cui la proposta è stata bocciata è formulato in maniera significativa.
Una docente, durante la discussione, ha espresso, come si legge nel verbale pubblicato sul sito del Dicam, «il timore che i testi delle opere di Fabio Rizzo, in arte Marracash, contengano contenuti di natura sessista».
La laurea non è stata negata per via di testi sessisti, ma «per il timore che essi contengano contenuti di natura sessista».
Un testo è muto finché non viene interpretato, quindi è evidente, da come è formulata questa riserva, che l’attività di interpretazione è stata superficiale, quanto bastava a far sorgere il timore di incoronare d’alloro l’autore di pezzi che il pubblico possa ritenere sessisti.
Sembra che l’Università di Messina abbia voluto eliminare alla radice un eventuale pianta dello scandalo, ritenendo pericoloso conferire il riconoscimento a Marracash.
Chiedendosi da dove possa sorgere questo timore, non si può ignorare che il lessico di Marracash nei confronti delle donne è ricco di espressioni offensive, ma sarebbe ingiusto dissociare questo elemento dal genere musicale dal quale proviene.
Il rap si distingue per la crudezza con cui viene raffigurata la vita di strada e il suo linguaggio è volutamente volgare.
L’hip hop nasce come cultura degli ultimi: una denuncia delle condizioni più disagiate a cui si aggiunge a un senso di rivalsa.
Per questo i concetti vengono sempre espressi con le parole più volgari ciò permetti di raccontare la realtà in modo fedele e immediato.
L’intero vocabolario del rapper predilige sinonimi ingiuriosi e provocanti, il che si riflette anche sull’immagine della donna.
Ovviamente sarebbe troppo facile, oltre che ingiusto, troncare le accuse alla base rifugiandosi nel gergo tecnico del genere. Talora è evidente che nella crudezza del linguaggio si cela della vera e propria misoginia.
In sostanza, per capire se un rapper è sessista si deve distinguere ciò che le sue canzoni trasmettono, senza ignorare il contesto culturale del genere e senza usarlo come una scusa.
Quella di Marracash è senza dubbio tra le penne più raffinate della musica italiana di oggi, ma una sorta di barriera, un muro invisibile gli ha impedito a lungo di essere riconosciuto dalle generazioni più anziane.
Essere riconosciuti come rapper è un ostacolo per chi vuole essere preso sul serio in Italia, anche se, paradossalmente, è questo il genere musicale che ha più cose da dire.
In Parole Sante, pezzo scritto insieme al rapper Noyz Narcos, Rizzo esprime tutto il suo disappunto nei confronti della critica musicale:
Tutta la critica che a noi non ci dà retta
Se fai l’impegnato, a meno che tu non sia Caparezza
Se metti una collana e ti vesti decentemente
Niente, in Italia non sei più intelligente
Per anni questo clima è stato mal sopportato da chi, come Marracash, notava la finta indifferenza della critica e dell’élite culturale italiana.
Solo recentemente le cose sono cambiate e nel 2022 il rapper è stato insignito del premio Tenco per il miglior disco dell’anno con Noi, loro, gli altri.
Sia per il fatto che il pubblico è cresciuto insieme a lui, sia per la maturità artistica raggiunta negli ultimi anni, Marracash è riuscito a compiere un salto di reputazione che non è riuscito a nessuno dei suoi colleghi.
Oggi, nonostante qualche resistenza, Rizzo è riconosciuto come un autore rispettabile e adulto, status impensabile per un rapper in un paese come l’Italia, in cui il giovanilismo, ovvero la falsificazione propagandistica delle idee e dei comportamenti dei giovani, tarpa le ali di moltissimi artisti emergenti.
Oltre al riconoscimento della critica, vi è quello dei fan: la quantità e la varietà del pubblico di Marracash è evidente dai concerti che si svolgono ogni anno.
Spicca soprattutto la partecipazione femminile, ampliata enormemente dagli ultimi dischi.
Il rapporto sempre più stretto con il nuovo pubblico emerge anche dall’intervista rilasciata al giornalista Francesco Oggiano in occasione dell’album Ѐ finita la pace.
In risposta ad una domanda di Oggiano, Marracash ha evidenziato come, con l’ultimo album, molte donne gli abbiano scritto a proposito dei suoi testi: «Perchè le donne hanno più sensibilità, più attenzione. Sono più disposte ad affrontare temi profondi. Mi riferisco soprattutto alle giovani donne. I giovani uomini, in questo momento, sono molto spaventati dall’empowerment femminile e si rifugiano nel machismo anni ‘80, nell’uomo alfa».
Possiamo quindi tentare di rispondere alle domande che abbiamo posto.
In un secolo come il nostro, in cui la questione di genere è più sentita che mai, è difficile che un cantante possa avere il successo di Marracash senza rivolgersi in modo diretto e sentito anche al pubblico femminile.
Inoltre, i termini più sessisti e volgari stanno scomparendo dal vocabolario dei suoi ultimi dischi, segno che la rabbia e la crudezza tipiche del genere stanno lasciando spazio a una versione più introspettiva e personale, specchio delle nuove esigenze comunicative dell’artista.
Ancora dall’intervista di Oggiano: «Il successo di Persona proviene da un’esigenza, il disco da uomo che non deve chiedere mai non lo potevo fare neanche volendo».
Il successo di Marracash non deriva dal suo linguaggio ruvido e schietto, ma dalla capacità di comunicare al pubblico.
Al materialismo e alla durezza tipica di chi descrive la vita di strada, il rapper ha sostituitouna visione introspettiva, in grado di raccontare all’ascoltatore la vita interiore dell’artista.
Giudichi il lettore se in questa frase c’è più genio o sessismo: «Le tipe strippano perché mi metto sempre a nudo».
Non è chiaro se i docenti di Messina abbiano preso la propria decisione con cognizione di causa o al solo fine di evitare polemiche, ma è certo che Marracash potrà fare a meno della laurea, e forse è meglio così.
Per ironia della sorte, il disco Noi loro gli altri, pubblicato nel 2021, contiene un pezzo che si chiama Laurea ad honorem.
Si tratta di un inno a una ragazza di quartiere, che per la propria forza nelle avversità meriterebbe un riconoscimento.
In una strofa il rapper si rivolge al proprio pubblico:
A tutti i ragazzi disastrati
Venuti su dritti
Che vivono in case cadenti
Fra le rovine delle loro famiglie
Una laurea ad honorem
A te che sei la più forte
Fabio Rizzo, in arte Marracash, non ha ricevuto la laurea, ma è stato tanto generoso da conferirne una a sua volta.
Articolo di Ettore Campana