Posted on: 24 Maggio 2025 Posted by: Gaia Bassanini Comments: 0

La struttura politica filippina, fin dai tempi dell’occupazione spagnola, è caratterizzata da un sistema dinastico familiare. Tra le dinastie più importanti dell’epoca recente troviamo i Duterte: Rodrigo, già sindaco di Davao per tre mandati, ha ricoperto la carica di presidente delle Filippine dal 2016 al 2022, mentre la figlia, Sara, è attualmente la vicepresidente della Repubblica.

Negli scorsi mesi l’attenzione mediatica si è posata nuovamente sulla famiglia Duterte poiché la Corte Penale Internazionale (CPI), cioè il principale tribunale internazionale competente in materia di gravi crimini commessi da singoli individui (genocidi, crimini contro l’umanità, crimini di guerra), ha aperto un’indagine sul padre della vicepresidente, sfociata poi nell’emissione di un mandato d’arresto per l’ex presidente.

Dopo l’arresto avvenuto all’aeroporto di Manila l’11 marzo scorso, Duterte è stato trasferito in un carcere situato nei pressi dell’Aia, luogo in cui attenderà, in detenzione preventiva, lo svolgimento del processo. È accusato di migliaia di stupri, torture e omicidi commessi sotto il suo comando, prima come sindaco di Davao e poi come presidente delle filippine, per dare atto alla sua “guerra alla droga”.

Si tratta di un personaggio politico che definire controverso sarebbe riduttivo; in più occasioni si è vantato del suo passato non degno di lode: racconta di essere andato in moto a caccia di presunti criminali da uccidere e di aver accoltellato a morte una persona all’età di sedici anni. Pochi mesi dopo la sua elezione a presidente cita il fatto che, tra l’altro commettendo un errore quantitativo, Hitler avesse ucciso tre (in realtà sei) milioni di ebrei, e «Ora ci sono tre milioni di tossicodipendenti. Sarei felice di massacrarli».

La guerra alla droga si basò sulla criminalizzazione e persecuzione non solo di chi produceva e vendeva sostanze stupefacenti, ma anche di chi presumibilmente ne faceva uso. Le torture, i rapimenti e le esecuzioni sommarie erano commesse da quello che Duterte stesso, in un’audizione al senato, ha chiamato “squadrone della morte” formato da poliziotti ma soprattutto da milizie private. 

Questo gruppo operava nella totale impunità uccidendo persone delle zone più povere del paese, i cui nomi figuravano su “liste di sorvegliati” redatte arbitrariamente al di fuori di qualunque procedura giudiziaria.

L’arresto è stato un evento quantomeno inusuale. Non è infatti comune che la CPI riesca ad arrestare così facilmente qualcuno, soprattutto Capi di Stato in carica o emeriti. Le ragioni di questo atto si possono rinvenire negli aspri scontri tra l’attuale vicepresidente Sara Duterte e il presidente Ferdinand Marcos Jr (figlio dell’ex dittatore Ferdinand Marcos, presidente dal 1965 al 1986).

L’alleanza politica tra i due ebbe grande successo alle elezioni del 2022, portandoli a un ampio margine di vittoria. La loro coalizione elettorale, vittoriosa sulla carta, si rivelò subito precaria: numerosi furono i contrasti su temi di politica interna ed estera, in particolare sui rapporti con la Cina (Marcos Jr ha atteggiamenti più duri, mentre Duterte, come il padre, ha una visione più conciliante).

Nei mesi successivi alle elezioni, Duterte e Marcos Jr. si scambiarono minacce e accuse di incompetenza politica e corruzione, coinvolgendo anche i rispettivi padri. La vicepresidente disse anche di aver incaricato una persona di uccidere il presidente, qualora lei stessa potesse essere uccisa. Attualmente contro di lei è in corso una procedura di impeachment. Si pensa quindi che la consegna di Rodrigo Duterte alla CPI possa essere una vendetta politica a opera dell’attuale presidente.

Nonostante l’arresto e le controversie in cui è coinvolta la figlia, l’ex presidente Duterte, candidatosi per la quarta volta sindaco di Davao, nelle elezioni di maggio ha ottenuto circa otto volte i voti del secondo candidato. Trovandosi però in carcere nei Paesi Bassi, di fatto, la guida della città roccaforte della dinastia Duterte verrebbe presa dal figlio Sebastian, in testa per la posizione di vicesindaco.

La popolarità di Rodrigo Duterte si spiega per il fatto che molti suoi sostenitori lo reputano vittima di una campagna persecutoria perpetrata dalla famiglia rivale Marcos. Dopo l’arresto, del resto, erano saliti anche i consensi per la figlia, che dovrebbe candidarsi alle elezioni presidenziali del 2028 proprio contro Marcos, qualora l’impeachment in corso dovesse risolversi con un nulla di fatto. Questo eventuale ostacolo appare improbabile, poiché in Senato sembrerebbero esserci i numeri per respingere la procedura.

Gaia Bassanini
Mi chiamo Gaia e nella vita cerco di capire cosa voglio fare da grande, nel frattempo cucino, mi faccio incuriosire da ciò che non conosco e provo a capire cosa ci sta dietro. Mi affascinano i testi scritti bene e le persone che conoscono tanti aneddoti. Nel resto del mio tempo studio giurisprudenza.

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