
Chiunque abbia scrollato sui social nell’ultimo mese si sarà imbattuto nella notizia relativa alla missione NS-31 della Blue Origin, la compagnia spaziale di proprietà del multimiliardario Jeff Bezos, che lo scorso 14 aprile ha mandato in orbita del razzo New Shepard una squadra tutta al femminile. L’ equipaggio era composto da Katy Perry, cantante americana, Lauren Sanchez, giornalista e futura moglie di Bezos, la conduttrice della CBS Gayle King, Amanda Nguyen attivista per i diritti civili, Aisha Bowe, ex ingegnera missilistica della NASA, e Kerianne Flynn, produttrice cinematografica.Il razzo, lanciato alle 15:30 italiane a 100 km dalla terraferma, è rimasto in orbita per una decina di minuti prima di atterrare di nuovo nel deserto del Texas.
Sorge spontanea al lettore la domanda: cosa ci fanno una cantante, un’attivista, una giornalista e una produttrice cinematografica nello spazio?
Sembra l’inizio di una barzelletta ma non lo è, si tratta di una vera e propria missione spaziale. Ma davvero è possibile definirla come tale? Ricordiamo infatti, che nessuna delle celebrità presenti sulla navicella è propriamente qualificata. Il loro obiettivo? Portare il glam nello spazio. E pensare che si trattava di una missione spaziale…
L’intento della missione era però totalmente diverso da quello che si è voluto far credere. Si trattava infatti di un viaggio a scopo promozionale, dato che è stata proprio la compagnia Blue Origin a lanciare sul mercato il turismo spaziale. Dunque, ancora una volta il femminismo è stato utilizzato per vendere prodotti, attraverso il noto fenomeno del pinkwashing.
Il pinkwashing è infatti una tecnica messa in atto da vari brand in ambito pubblicitario che consiste nel servirsi di temi o simboli relativi al movimento femminista per pubblicizzare e migliorare la propria immagine come marchio.
In questo caso la compagnia di Bezos si è servita di un’equipe tutta al femminile senza qualifiche per pubblicizzare i propri servizi, spacciandola per una scelta che andava a sostenere la diversità nelle discipline scientifiche.
L’intento pubblicitario era manifesto, ma utilizzare tematiche così importanti ha chiaramente costituito una massiccia caduta di stile per il brand, che nell’ultimo mese è stato preso di mira da moltissimi utenti. In che modo un gruppo di celebrità ultraprivilegiate senza vere e proprie competenze scientifiche specifiche che ha compiuto un viaggio spaziale di 11 minuti può aver contribuito alla battaglia per l’uguaglianza di genere? Ricordiamo inoltre che per poter partecipare all’iniziativa ognuna delle componenti dell’equipe ha dovuto versare un contributo di 150.000 dollari, quindi si trattava chiaramente di una possibilità negata ai più. La vicenda fa riflettere su come sia fondamentale un’attenzione peculiare a come determinati temi come l’uguaglianza di genere vengono trattati nei media.
Per comprenderlo basta osservare il video della spedizione realizzato dall’azienda stessa e poi pubblicato su youtube. Frasi commoventi che incitano al girl power, musica ad effetto ed espressioni di gioia che non rappresentano in nessun modo una reale impresa da record, come è spesso stata descritta da molti quotidiani, che hanno accostato il viaggio all’impresa dell’astronomia russa Valentina Tereskova, prima donna ad andare nello spazio nel 1963. L’idea in sè di pubblicizzare i propri servizi di lusso non è da condannare integralmente, ma fuorviare il fruitore facendogli credere di stare compiendo un passo in avanti per una nuova generazione di scienziate è certamente controverso.