Del: 4 Maggio 2025 Di: Chiara Cardella Commenti: 0

In occasione dell’80° anniversario della Lotta di Liberazione, il Municipio 3 di Milano ha presentato «Sostiene Pereira – Una lettura scenica» a cura di Omar Nedjari, con Sergio Longo e Marika Pensa, produzione della Compagnia Università degli Studi Arcus Milano.

L’iniziativa, fortemente voluta dall’assessore alla cultura Filippo Rossi, ha visto anche la partecipazione dei professori Bruno Pischedda ed Elisa Ludovica Gambaro, che hanno permesso la presentazione dello spettacolo direttamente in aula durante una lezione universitaria.

Il romanzo di Antonio Tabucchi, capolavoro della letteratura contemporanea, è stato proposto in una forma teatrale che ha saputo restituire al pubblico tutta la profondità della sua riflessione interiore.

Ambientato nella Lisbona del 1938, sotto il regime di Salazar, Sostiene Pereira racconta la lenta ma inesorabile trasformazione di un uomo – Pereira – da osservatore passivo a protagonista della Storia. Un cambiamento che diventa emblema della capacità, e della necessità, di prendere posizione di fronte all’ingiustizia.

Sul palco, Sergio Longo ha incarnato il ruolo di Pereira, mentre Marika Pensa quello della narratrice e di tutti i personaggi che animano la storia.

Tabucchi costruisce un personaggio e una storia, ma si rende conto che manca un elemento essenziale: il ritmo che scandisce l’intero racconto. La soluzione narrativa scelta è l’espediente del “Sostiene Pereira” ripetuto con cadenza regolare lungo tutto il romanzo, una sorta di battito interiore che tiene insieme pensieri, esitazioni, intuizioni, mantenuto anche nel corso dello spettacolo e arricchito dalla musica dal vivo che ha accompagnato il racconto «perché la scrittura stessa, fatta di ritornelli, allitterazioni, flussi di pensiero, è una bellissima sinfonia di parole».

Il percorso di Pereira inizia nella solitudine di un giornalista disilluso, intento a dirigere la pagina culturale del quotidiano Lisboa e a riflettere sulla morte. Ma l’incontro con il giovane Monteiro Rossi e con la fidanzata Marta, infonde in lui un’inquietudine nuova.

Il conflitto tra il desiderio di non immischiarsi e l’urgenza morale di non restare indifferente lo spinge verso il cambiamento.

Eppure, Tabucchi non voleva semplicemente raccontare la coscienza di Pereira. Per uscire da questa trappola narrativa, adotta l’escamotage della testimonianza dialogata: una voce che si rivolge a un interlocutore assente.

Come ricorda Bruno Pischedda, il libro reca un sottotitolo significativo: «Una testimonianza», che apre una questione cruciale: testimonianza davanti a chi? A chi si rivolge Pereira con la sua voce tormentata? Non c’è una risposta univoca: questa stessa ambiguità rappresenta uno dei nodi più problematici e affascinanti del romanzo.

Le domande lo tormentano sempre di più: «E se i due ragazzi avessero ragione? E se avessi sbagliato a pensare che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo?»

È di questo che Pereira sente di doversi pentire: ha nostalgia delle cose che non ha fatto, di tutte le omissioni, di aver creduto che la letteratura potesse bastare senza confrontarsi con la realtà viva e feroce della Storia.

Il romanzo diventa così anche una messa in crisi della funzione della letteratura stessa, che, se non si misura con l’ingiustizia e l’oppressione, rischia di perdere il proprio senso più alto.

Come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «la realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che possono essere superate solo con l’impegno di ciascuno per il bene comune». È questo il messaggio profondo che Sostiene Pereira consegna al pubblico: l’indifferenza è complicità, e la cultura, di fronte alla dittatura, non può rimanere neutrale.

L’invito dello spettacolo è silenzioso, ma potente: non restare spettatori, non sottrarsi alla responsabilità civile. Come Pereira, ciascuno di noi può trovarsi davanti a un bivio: scegliere tra l’inerzia o la testimonianza, tra il silenzio e la parola che, pur fragile, può cambiare il corso della Storia.

Chiara Cardella
Studentessa di Lettere, appassionata di lettura e scrittura. Amante dei viaggi e della scoperta di cose sempre nuove, sogno di trasformare la mia curiosità in una carriera giornalistica. Credo che ogni storia meriti di essere ascoltata e condivisa.

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