Posted on: 4 Luglio 2025 Posted by: Giampaolo Romano Comments: 0
Insolite ignote. Harriet Tubman

Harriet Tubman è stata una donna nera che nel corso della propria vita ha lottato con tutte le sue forze per liberare sé stessa, ma soprattutto la sua gente dalla schiavitù bianca ed è stata anche una pioniera nella lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne e delle donne nere.

È stata un personaggio di grande importanza che, con la sua memoria, continua a denunciare problemi più attuali che mai. Va ricordato, infatti, che nel 2015 il governo Obama propose di porre l’effigie di Tubman sulla banconota da venti dollari, in sostituzione a quella del presidente Andrew Jackson. La proposta, di cui si stimava la realizzazione nel 2020, è stata rigettata dal primo governo Trump, che in queste settimane si sta scontrando per le strade delle proprie città con la popolazione locale a causa dei duri trattamenti riservati agli immigrati: in prima linea vi è lo stato della California.

La sua vita può essere scandita dai diversi nomi che adottò col passare degli anni. Il nome natale è Amarinta Ross ed è quello che attraversa la sua infanzia fino ai primi atti di ribellione.

Nasce (tra il 1820-1825) in una famiglia di schiavi e con i suoi otto fratelli cresce nella contea di Dorchester, nel Maryland (USA). Fin da piccola assiste a un episodio che sarà alla base della sua resistenza attiva alla supremazia bianca: dopo aver già lasciato partire tre dei propri figli, la madre, Harriet Green, per salvare l’ultimo figlio, Moses, lo nasconde per un mese. Quando i loro padroni lo vengono a sapere e si mettono alla ricerca del fanciullo, incontrano l’opposizione della madre che urlerà loro contro: «date la caccia a mio figlio, ma spaccherò la testa a chiunque metta piede in casa mia». La sua infanzia ha una durata effimera in quanto inizia a lavorare alla sola età di cinque anni e continuerà a farlo fino al novembre del 1849. I suoi incarichi saranno usuranti e contribuiranno a minare la salute dell’impavida donna che resisterà a lungo anche al fato, morendo ultranovantenne. È proprietà della famiglia Brodess per la quale, in un primo momento, farà da schiava per poi essere prestata, come se fosse un oggetto, a un’altra famiglia come tata.

È nel corso di quest’esperienza disumanizzante che la piccola Amarinta inizia a provare sulla propria pelle la violenza del razzismo e dello schiavismo: quando il proprio bambino si sveglia piangendo, Mrs. Susanne frusta la giovane schiava. Questi episodi sono così frequenti che Amarinta cerca di attutire i colpi ricoprendo il proprio corpo con numerosi strati di vestiti. Di ritorno a casa Brodess, all’età di tredici anni, viene mandata a lavorare in una piantagione, ma avendo contratto il morbillo le sarà data la possibilità di tornare a casa per curarsi. Accade poi un incidente che provocherà danni che accompagneranno la giovane schiava per sempre. Mentre era in giro per il paese si trova nel mezzo di un inseguimento: uno schiavo era riuscito a svincolarsi dal proprio padrone che lo rincorreva con l’obiettivo di rientrarne in possesso. Dopo essersi rifiutata di fermare lo schiavo, come ordinatole dall’uomo bianco, viene colpita in testa da un oggetto metallico lanciato dal signore nel tentativo disperato di colpire il fuggiasco. Per il resto della propria vita soffrirà di frequenti emicranie e capogiri che non le impediranno di continuare la propria battaglia. Anzi, forse come conseguenza di questo incidente, Amarinta dirà di aver avuto delle visioni mistiche, da lei interpretate come segni divini che le daranno forza e fiducia.

È nel 1844 che inizia la seconda fase della sua vita, in seguito al matrimonio con John Tubman, per il quale cambierà, in maniera definitiva, il proprio nome in Harriet Tubamn. Nonostante l’unione con un uomo libero non potrà legalmente far niente per cambiare la propria condizione.

Fino al 1849 la sua salute continua a peggiorare e anche per questo motivo i suoi proprietari cercano di venderla a cifre irrisorie. La moglie di Brodess, rimasta vedova, cerca di svendere tutti gli schiavi di cui è in possesso ed è da qui che ha inizio il romanzo d’avventura di Harriet Tubman, che la porterà ad essere soprannominata “la Mosè degli afroamericani”. C’è un primo tentativo di fuga, insieme a tre fratelli, interrotto da uno di questi che convince gli altri a tornare indietro perché stava per diventare padre. Questa prima fallimentare fuga costa ai fratelli una taglia di 300 dollari sulle proprie teste. Questa spinge la giovane schiava a ritentare la fuga, questa volta da sola. Il secondo tentativo va a buon fine e Tubman arriva in Pennsylvania, dove può diventare senza problemi cittadina libera. Nonostante questo nuovo status Harriet non si accontenta di aver liberato sé stessa e dà vita a un progetto che ha l’iniziale obiettivo di portare in salvo i propri familiari, ma che finisce per salvare più di settanta persone.

Questa impresa è resa possibile dall’aiuto imprescindibile degli Underground Railroad, cioè un gruppo formato da abolizionisti e simpatizzanti alla causa nera, fondato nel 1840, che creò un sistema di tunnel sotterranei, ancora oggi non interamente conosciuti, che permettevano agli schiavi di fuggire dal Sud dell’America verso il Nord, dove il processo di abolizione dello schiavismo era iniziato nel 1777. Harriet Tubman ne divenne un membro leggendario, riuscendo a portare in salvo tutti i suoi passeggeri, sia grazie alle sue minacce fatte con la pistola accompagnate dall’urlo di queste parole: «sarai libero o morirai», sia grazie agli Spirituals, canti religiosi di origine afroamericana nei quali furono nascosti dei codici segreti. Ad esempio, il canto Follow the drinking gourd, dove “the drinking gourd” era stata scelta come espressione in codice che significava ‘Orsa Maggiore’, parole che una volta pronunciate orientavano, attraverso le stelle, il percorso dei fuggitivi.

Con l’avvicinarsi della guerra di secessione, e solo dopo la breve esperienza con il movimento rivoluzionario capitanato da John Brown (muore nel 1859) che considerava la violenza uno strumento necessario alla rivoluzione, Tubman può smettere di operare clandestinamente. Il suo ultimo viaggio avviene nel novembre del 1860.

È in seguito allo scoppio della guerra che Tubman continua ad arricchire il suo già insolito curriculum. Si arruola tra le fila dell’esercito prima facendo da spia e solo dopo aiutando come infermiera e consigliera di guerra.

Infatti, nel 1863, per la prima volta nella storia degli USA, una donna viene incaricata a capo di una spedizione armata, partecipando all’operazione sul fiume Combahee e riuscendo a liberare circa 750 soldati. Nonostante queste gesta, diffuse anche dai giornali, continua a subire episodi di razzismo. Nel 1869, durante un viaggio in treno, viene gettata fuori da una carrozza dall’attacco combinato del conducente con altri uomini bianchi, riuscendo a sopravvivere, ma rompendosi entrambe le braccia.

Nello stesso anno si sposa per la seconda volta con Nelson Charles Davis, muratore e veterano di guerra dal momento che il primo marito aveva rifiutato il suo aiuto e aveva deciso di rimanere nel Maryland, al fianco di una nuova moglie. I due novelli sposi dopo aver deciso di non voler dare alla luce un bambino in un mondo ancora così profondamente razzista, adottano una bambina di nome Gertie. 

Dopo il servizio militare Harriet decide di voler proseguire le proprie lotte. Già dal 1859, appena entrata in possesso di un terreno, ad Auburn, lo aveva subito messo a disposizione dei bisognosi. Per portare avanti questo progetto i fondi personali della Tubman non erano sufficienti e finisce anche per indebitarsi. Per fortuna ci sono una serie di iniziative che cercano di sostenerla economicamente in questa azione. Si ricorda la biografia, in due volumi, realizzata da Sarah Hopkins Bradford i cui proventi, seppur pochi, vengono tutti donati per questa causa. Prima, nel 1874 era stato proposto un disegno di legge che prevedeva di rendere alla Mosè afroamericana duemila dollari per il suo fondamentale contributo nella guerra di secessione, ma la proposta viene respinta dal senato. Solo nel 1890 riceve i primi soldi da parte dello stato, prima sotto forma di un’esigua pensione da infermiera, poi con una pensione di reversibilità nel 1895. Mai le è stato riconosciuto economicamente il suo servizio di spia ed esploratrice. Nella parte restante della propria vita continua a combattere, al fianco di Susan B. Antony, per i diritti delle donne, in particolare per quello del voto. Verrà accolta nel 1911 in una casa di riposo intitolata a suo nome, dove morirà nel 1913.

Giampaolo Romano
Studente di Lettere che prova a scrivere qualcosa di interessante e nel frattempo cerca di divertirsi e rilassarsi

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