Si è conclusa lunedì 13 la settimana dedicata all’assegnazione dei premi Nobel, uno degli appuntamenti più attesi del mondo scientifico e culturale. Dal 1901 ogni anno questi riconoscimenti vengono attribuiti a personalità e organizzazioni che si sono distinte per i loro contributi eccezionali in sei diversi campi: medicina, fisica, chimica, letteratura, pace ed economia (introdotta successivamente nel 1968). Ognuna di queste onorificenze prevede una medaglia d’oro, un diploma e un assegno da 11 milioni di corone svedesi, che corrisponde a circa un milione di euro.
Nel corso di questa settimana sono stati annunciati i sei premi, ognuno con le proprie storie, scoperte e significati.
Medicina, lunedì 6 ottobre
Nel 2025 il Nobel per la Fisiologia o Medicina è stato assegnato a Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi «per le loro scoperte riguardanti la tolleranza immunitaria periferica».
La tolleranza periferica agisce al di fuori degli organi primari, cioè nelle sedi dove i linfociti maturi operano, per fermare le reazioni autoimmuni residue: impedisce a cellule T (o B) che sfuggono alla selezione centrale di attaccare i tessuti del corpo.
Shimon Sakaguchi nel 1995 individuò un sottoinsieme di cellule T regolatorie (con marcatori come CD25) in grado di sopprimere risposte autoimmuni; esperimenti nei topi mostrarono che la loro assenza causa malattie autoimmuni multi-organo, dimostrando la necessità di meccanismi regolatori attivi nel corpo.
Mary E. Brunkow e Fred Ramsdell nel 2001 identificarono identificarono il gene che rendeva possibile questo filtraggio: Foxp3; essenziale per lo sviluppo e la funzione dei linfociti regolatori. Mutazioni di Foxp3 impediscono la formazione o il corretto funzionamento di queste cellule, causando gravi malattie autoimmuni, come la sindrome IPEX nell’uomo, una grave malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario “attacca” il sistema endocrino e il fegato.
Le due scoperte si intersecano quando Sakaguchi successivamente dimostrò che Foxp3 non è solo un marcatore, ma una proteina regolatrice centrale che guida lo sviluppo dei linfociti regolatori e conferisce loro capacità di soppressione, stabilità e localizzazione. Insomma, senza Foxp3, non c’è tolleranza periferica adeguata.
Fisica, martedì 7 ottobre
Il Premio per la Fisica è stato consegnato il 7 ottobre 2025 a tre studiosi, attivi in università californiane: l’inglese John Clarke, il francese Michel H. Devoret e l’americano John M. Martinis «per la scoperta dell’effetto tunnel quantistico macroscopico e della quantizzazione dell’energia in un circuito elettrico».
I tre studiosi hanno realizzato una serie di esperimenti partendo da un quesito fondamentale nella fisica: qual è la massima dimensione di un sistema che può dimostrare gli effetti della meccanica quantistica? Infatti, la teoria tradizionale si basava sull’assunto che questi effetti si verificassero solamente in una scala che coinvolge singole particelle (quindi su scala microscopica) mentre, su un gran numero di particelle (scala macroscopica) tali effetti diventerebbero praticamente insignificanti.
Gli scienziati hanno quindi condotto, a metà degli anni Ottanta, esperimenti in un circuito elettrico costituito da superconduttori, componenti in grado di condurre corrente senza resistenza elettrica, nei quali hanno dimostrato che le proprietà della meccanica quantistica possono essere invece concretizzate su scala macroscopica. Nell’esperimento condotto, il sistema mostra gli effetti quantistici in quanto riesce a sfuggire allo stato di tensione zero tramite effetto tunnel. Quest’ultimo, studiato precedentemente sempre in scala microscopica, si verifica quando una singola particella subatomica, invece di essere bloccata da una barriera energetica che, secondo la fisica classica, non potrebbe superare, ha invece una certa probabilità di attraversarla e comparire dall’altra parte. Nel corso dell’esperimento dimostrarono invece che tutte le particelle cariche nel superconduttore si comportano all’unisono, come se fossero un’unica particella che riempie l’intero circuito.
La decisione di premiare queste scoperte con l’onorificenza del Nobel deriva dal fatto che esse hanno implicazioni pratiche, oltre che teoriche. In particolare, queste innovazioni sono state fondamentali per lo sviluppo delle qubit superconducting, che sono oggi uno dei modelli più promettenti per i computer quantistici.
Chimica, mercoledì 8 ottobre
Susumu Kitagawa, giapponese, Richard Robson, inglese, e Omar M. Yaghi, palestinese (nato in Giordania), hanno vinto il Nobel per la Chimica 2025 per lo sviluppo delle strutture metallo-organiche (metal-organic frameworks, MOF).
La ricerca ebbe inizio nel 1989, quando Richard Robson sperimentò una nuova costruzione molecolare che, seppur instabile, aveva grande potenziale. Successivamente, con l’aiuto degli altri due scienziati, proseguì le ricerche. I tre ricercatori hanno così ideato un nuovo tipo di architettura molecolare in cui gli ioni metallici agiscono come elementi portanti, uniti tra loro da lunghe catene organiche a base di carbonio. Questa combinazione di componenti metallici e molecole organiche dà origine a cristalli caratterizzati da ampi spazi vuoti al loro interno: materiali porosi che prendono il nome di strutture metallo-organiche (in inglese metal-organic frameworks, o MOF).
Modificando i “mattoncini” di base che le costituiscono, è possibile progettare MOF in grado di intrappolare o immagazzinare determinate sostanze, favorire specifiche reazioni chimiche oppure condurre elettricità. Queste strutture offrono quindi un’enorme versatilità e consentono di creare materiali personalizzati per un’ampia gamma di applicazioni scientifiche e tecnologiche.
Inoltre, hanno numerose applicazioni pratiche, ed è probabilmente questa la ragione dell’assegnazione del prestigioso Nobel. I MOF potranno, infatti, svolgere un ruolo centrale nella costruzione di un nuovo mondo più ecologico e sostenibile: possono estrarre acqua dall’aria, filtrare sostanze e gas inquinanti. Di grande utilità sono anche le tecnologie di carbon capture, cioè la rimozione della CO2 direttamente negli impianti industriali in cui viene prodotta.
Entrambi i premi di fisica e chimica sono conferiti dall’accademia reale svedese delle scienze.
Letteratura, giovedì 9 ottobre
Succeduto alla sud coreana Han Kang, László Krasznahorkai si è aggiudicato dall’Accademia Svedese il Nobel per la Letteratura 2025, a riconoscimento di una scrittura che rifiuta la semplificazione e la velocità del presente, scegliendo invece la lentezza e la profondità dello sguardo. In un’epoca segnata dalla frammentazione e dalla crisi di senso, la sua opera riafferma la funzione salvifica dell’arte e della parola, la loro capacità di restituire al mondo quella complessità che la modernità tende a cancellare.
Nato nel 1954 a Gyula, Ungheria, Krasznahorkai è considerato una delle voci più radicali e visionarie della narrativa europea contemporanea. L’Accademia lo ha premiato «per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte».
Autore dalla prosa densa e ipnotica, capace di fondere l’intensità filosofica con la tensione narrativa, Krasznahorkai esplora nei suoi romanzi la malinconia e l’attesa come dimensioni esistenziali, costruendo mondi sospesi tra il caos e la redenzione. Nel corso dei decenni ha costruito un universo letterario riconoscibile, popolato da personaggi erranti, solitari, spesso schiacciati dal peso della storia o dall’incombere di un destino collettivo.
Tra le sue opere più note figurano Satantango (1985), cupo affresco della fine di un villaggio rurale nell’Ungheria post-socialista, Melancholia della resistenza (1989), in cui la comparsa di una balena gigante in una cittadina diventa metafora del disfacimento morale di un’intera società, e Seiobo è discesa sulla Terra (2008), meditazione sul mistero dell’arte e sulla sua capacità di sottrarsi al tempo. Molte delle sue opere sono state tradotte in italiano e adattate al cinema dal regista Béla Tarr, che ne ha esaltato la visione apocalittica e contemplativa.
Pace, venerdì 10 ottobre
María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana alla presidenza autoritaria di Maduro, ha ricevuto il Nobel per la Pace (e già l’anno scorso il Premio Sakharov, assegnato dall’Europarlamento per la libertà di pensiero).
Machado è impegnata politicamente sin dagli anni Duemila, vale a dire dal periodo del presidente socialista Chávez; deputata fino alla sua rimozione dal Parlamento nel 2014, ha attraversato diversi partiti di centrodestra ed è negli ultimi anni divenuta la leader dell’opposizione a Maduro e in particolare della variegata coalizione PUD. Nel 2024 è stata squalificata dalle presidenziali, rivinte da Maduro, e la scorsa estate ha boicottato le elezioni parlamentari – a differenza del 2020, però, il PUD si è maggiormente diviso.
La critica alla premiazione rivolta dalla Casa Bianca risulta maggiormente tendenziosa, se si considera il forte supporto di Machado a Trump e al sovranismo europeo, che ha portato anche a qualche divisione fra i partiti italiani.
Economia, lunedì 13 ottobre
Infine, il Premio Nobel per l’Economia 2025 è stato conferito a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt per i loro contributi fondamentali alla comprensione della crescita economica trainata dall’innovazione e per aver chiarito il ruolo determinante della tecnologia e del progresso scientifico nello sviluppo delle società moderne.
Attraverso modelli teorici e analisi storiche, i tre economisti hanno contribuito a delineare come le idee e le scoperte tecnologiche agiscano da motore dell’espansione economica, rompendo cicli di stagnazione e aprendo nuove fasi di prosperità. Le loro ricerche hanno messo in luce il legame tra crescita, concorrenza e conoscenza, sottolineando come le politiche pubbliche possano favorire o ostacolare la diffusione dell’innovazione.
Joel Mokyr, storico dell’economia presso la Northwestern University, ha dedicato la sua carriera a indagare le radici culturali e intellettuali del progresso economico. Nei suoi studi – in particolare ne La leva della ricchezza e The Enlightened Economy – ha mostrato come la Rivoluzione Industriale non sia stata soltanto una svolta tecnologica, ma anche il risultato di un mutamento profondo nei valori e nei comportamenti: una nuova cultura della conoscenza che incoraggiava la curiosità, la sperimentazione e il dialogo tra scienza e tecnica. In questa prospettiva, la crescita nasce quando una società riconosce valore all’innovazione e alla razionalità empirica.
Philippe Aghion e Peter Howitt, invece, sono noti per aver sviluppato il modello della crescita schumpeteriana, basato sull’idea che il dinamismo capitalistico si fondi su un processo continuo di distruzione creatrice, in cui l’innovazione sostituisce vecchie tecnologie e modelli produttivi.
Come ha ricordato la Commissione dei Nobel durante la cerimonia di Stoccolma, le loro teorie (dalla transizione verde alla rivoluzione digitale) offrono una chiave preziosa per interpretare le sfide del XXI secolo dimostrando che l’innovazione, se ben governata, è la vera risorsa rinnovabile dell’umanità.
I Nobel 2025 raccontano un mondo che, tra scienza, arte e impegno civile, continua a cercare risposte e speranza nel sapere umano. Un omaggio alla curiosità, al coraggio e alla creatività che ancora muovono il progresso.



