Dal 20 settembre 2025 all’11 gennaio 2026 arriva a Palazzo Reale la prima mostra in Italia dedicata all’opera di Leonora Carrington. L’esposizione permette di scoprire l’artista attraversando i molteplici linguaggi da lei sperimentati: pittura, scrittura, teatro e pensiero critico.
Si tratta di un’importante retrospettiva, con oltre sessanta opere che testimoniano la vita professionale e privata di questa grande artista. La mostra esplora il suo universo immaginativo e intellettuale, in cui si fondono arte, mitologia, ecologia, femminismo e spiritualità.
Leonora fu un’instancabile esploratrice della coscienza, capace di dar vita a un mondo fantastico e sovversivo, in cui il quotidiano si intreccia con l’alchimia, la fiaba e l’inconscio.
La mostra è promossa dal Comune di Milano – Cultura e rientra nel programma dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, a cura della storica dell’arte Tere Arcq e dell’artista spagnolo Carlos Martín.
Un viaggio fra arte e vita
Lo spazio espositivo si sviluppa come un viaggio immersivo attraverso le varie fasi della vita creativa di Carrington: dalle origini europee fino al radicamento in Messico, sua seconda patria.
L’obiettivo è di restituirle lo spazio che merita all’interno della storia dell’arte moderna e contemporanea.
Leonora Carrington nasce nel 1917 nel Lancashire, in Inghilterra, in una famiglia benestante. Fin da bambina mostra uno spirito ribelle e un profondo legame con la mitologia celtica e degli animali – in particolare la iena e il cavallo – simboli ricorrenti della sua arte e del suo mondo interiore.

La sua formazione artistica inizia a Firenze, presso l’Accademia Internazionale del Disegno. La svolta arriva a vent’anni quando – durante gli studi alla Ozenfant Academy of fine Arts di Kensington – Leonora conosce Max Ernst, di cui si innamora, entrando così in contatto con il movimento surrealista.
Carrington, tuttavia rifiuta di definirsi surrealista, criticando il maschilismo del gruppo e preferendo definirsi femminista.
Nel 1940, sconvolta dalla guerra, subisce un crollo nervoso e viene internata nel manicomio di Santander, dove è giudicata “pazza incurabile”.
Riuscita a fuggire, si rifugia prima in Portogallo, poi a New York, e infine in Messico, dove trova la sua vera patria artistica e spirituale. Qui stringe i rapporti con Frida Kahlo, Diego Rivera e Remedios Varo, con cui approfondisce studi esoterici e alchemici.
Nelle sue opere, lo spazio domestico diventa luogo di emancipazione e potere femminile attraverso magia e stregoneria.
Gli anni in Messico
Nel 1946 incontra il fotografo ungherese Chiki Weisz, da cui ha due figli.
L’esperienza della maternità è d’ispirazione per due opere piene di luce ed entusiasmo: Amor che move il Sole et l’altre Stelle (1946) – omaggio al “Paradiso” di Dante – e The Giantess (1950).
Negli anni Ottanta e Novanta le sue opere vengono esposte in importanti musei internazionali, e nel 2000 il governo messicano la onora con il titolo Mujer Distinguida.
Visionaria, anticonformista e femminista, Carrington profetizzò “la caduta del patriarcato nel XXI secolo”.
Morì a Città del Messico nel 2011, a novantaquattro anni.
Una mostra da non perdere
L’esposizione rappresenta un’occasione straordinaria per scoprire una delle figure artistiche più influenti, enigmatiche e visionarie del Novecento, capace di coniugare libertà creativa, impegno femminista e misticismo.
Articolo di Beatrice Riva




