A Palazzo Marino, presso la Commissione Antimafia del Comune di Milano, si è tenuto venerdì 10 ottobre un importante incontro volto analizzare la persistente minaccia della criminalità organizzata nel Nord Italia, con particolare focus sulla Lombardia.
Durante l’evento sono stati introdotti i contenuti della relazione annuale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Milano, concernente l’anno 2024.
A occuparsi della presentazione dei punti salienti della relazione è stato il Colonnello Giuseppe Furciniti,attualmente a Capo del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Milano.
Tra gli uditori, presenti per approfondire il tema, spiccavano i membri del gruppo Legalità in Movimento dell’Università di Milano e diversi consiglieri comunali, e ciò testimonia l’importanza attribuita dalle istituzioni e dalla società civile al dibattito. Inoltre, la presenza di Pietro Basile, dell’associazione Libera, ha rafforzato la portata dell’evento.
Dalla relazione è emerso come le organizzazioni criminali abbiano perfezionato strategie di infiltrazione economica, sfruttando le vulnerabilità del sistema socio-economico italiano – in particolare al Nord – e proiettandosi con decisione nelle dimensioni internazionale e digitale. La relazione della DIA unisce i dati del primo e del secondo semestre del 2024, offrendo un resoconto utile a comprendere la portata del fenomeno mafioso.
L’analisi contenuta all’interno delle pagine del documento della DIA si concentrano sulle matrici mafiose (tra cui ‘Ndrangheta, Cosa nostra, Camorra e mafie pugliesi) anziché sui soli territori di origine, riconoscendo che i clan hanno ormai infiltrato contesti economici al di là dei meri confini locali; in essa, ci si concentra anche sulla dimensione internazionale del fenomeno.
Grazie alla relazione è stato possibile ricostruire come le organizzazioni mafiose, ad oggi, abbiano sviluppato una solida capacità di adattamento ai cambiamenti di società ed economia, mostrando, inoltre, una crescente abilità nella creazione e nell’ampliamento di reti di relazioni sempre più complesse
L’intervento del Colonnello Furciniti ha ribadito come la relazione miri a descrivere il fenomeno criminale, le sue modalità e i settori d’interesse, fornendo un contesto informativo utile per la prevenzione. Dal quadro delineato emerge un sistema produttivo assai vulnerabile all’infiltrazione mafiosa e in cui le organizzazioni criminali offrono soluzione illecite al fine di ridurre i costi d’impresa.
Tra le forme di attività illecite più insidiose spiccano frodi e intestazioni fittizie di beni. I clan si propongono di soccorrere imprenditori in crisi di liquidità. Nonostante l’azione mafiosa si esprima in modi fluidi e camaleontici, la strategia investigativa rimane ineludibile: Follow the money. È nel tracciare i flussi finanziari illeciti che si intercettano le strategie di espansione. Come ha sottolineato il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, il cyberspace è oggi «il cardine organizzativo fondamentale» per la criminalità, che sfrutta la dimensione cibernetica per l’accumulazione finanziaria.
In Lombardia la ‘Ndrangheta è al centro degli affari e della spartizione dei fondi del PNRR
Dalla relazione emerge come la Lombardia, con il suo florido tessuto produttivo e il ruolo di principale snodo finanziario del Paese, sia il bersaglio privilegiato delle organizzazioni criminali. La ‘Ndrangheta è la matrice mafiosa predominante, con 24 locali attivi riconosciuti sul territorio lombardo. A questo proposito:
«L’organizzazione della ‘ndrangheta in Lombardia si articolerebbe attraverso una struttura sovraordinata, la camera di controllo denominata, appunto, la Lombardia, e 24 locali presenti nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico e Buccinasco, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano-Lonate Pozzolo-VA), Como (locali di Erba, Canzo e Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco e Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno e Giussano, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Legnano-MI, Lonate Pozzolo).»
Secondo l’analisi condotta dal Gruppo Interforze presso le Prefetture lombarde, la regione si confermerebbe particolarmente esposta ai tentativi di infiltrazione mafiosa nel settore degli appalti pubblici. I comparti più vulnerabili risulterebbero l’edilizia, la ristorazione, i trasporti locali, la logistica, la sanità e il commercio di materiali ferrosi.
Particolare attenzione, all’interno della relazione, è rivolta alla gestione di fondi statali e comunitari, in particolare quelli destinati al PNRR e alle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026
La DIA, riporta Furciniti, «ha intensificato i controlli per monitorare, con la massima precisione, presenze che non dovrebbero esserci», a tutela della trasparenza.
Diversi provvedimenti interdittivi hanno già colpito società edili con sede a Milano, coinvolte in appalti legati alle opere olimpiche nella zona di Sondrio e provincia, e altre imprese riconducibili a gruppi criminali come la cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto (KR), risultate aggiudicatarie di subappalti finanziati con fondi del PNRR.
Nonostante la ‘Ndrangheta sia l’organizzazione predominante, la Lombardia è anche crocevia per Cosa nostra e Camorra, come emerso dell’operazione Hydra, condotta dalla DDA di Milano. Le tre mafie, infatti, sono al centro delle indagini dal momento che si sono alleate al fine di svolgere attività illecite.
Furciniti riporta anche che la criminalità straniera – in particolare, quella albanese e nordafricana – è massicciamente operativa nel traffico di stupefacenti, con la Lombardia come hub strategico per i flussi di cocaina.
Aggredire i patrimoni delle cosche per tutelare la Comunità
La Relazione DIA per il 2024 e l’intervento del Colonello Furciniti confermano che la minaccia mafiosa non è statica, ma si adatta alla modernità e alla finanza. I punti principali rimangono la predominanza della ‘Ndrangheta, la vulnerabilità del tessuto economico del Nord Italia (specialmente in relazione al PNRR e alle grandi opere) e l’efficacia della strategia basata sull’aggressione dei patrimoni illeciti.
I risultati operativi evidenziano l’impatto di questo approccio: solo nel 2024, i sequestri complessivi si attestano a oltre 93 milioni di euro e le confische a quasi 160 milioni, a dimostrazione che colpire i capitali è il fronte più avanzato del contrasto alla criminalità organizzata. Dalla relazione si comprende quanto la presenza mafiosa al nord sia importante, contrariamente a ipotesi del tutto fuorvianti a tal proposito.
L’intervento di Furciniti, insieme al successivo dibattito avvenuto con gli uditori, ha evidenziato l’importanza di un impegno condiviso: è necessario che le istituzioni rafforzino gli strumenti di prevenzione – quali i Gruppi Interforze – e che cittadini e associazioni, in ottemperanza con il buonsenso e i valori morali, siano vigili sui fenomeni e sugli episodi criminali, denunciando la connivenza che alimenta il potere mafioso.
La vera resistenza alla mafia non si misura in proclami, ma nella tenacia silenziosa con cui ogni singolo euro illecito viene tracciato, recidendo la linfa vitale del crimine organizzato
L’esperienza di Milano, insieme a quella di ogni altra città e regione al centro della relazione, dimostrano quanto gli organi deputati al contrasto alle mafie, ovvero DIA e DDA, siano fondamentali. La Direzione Investigativa Antimafia consente di monitorare, prevenire e colpire le infiltrazioni mafiose, mentre la Direzione Distrettuale Antimafia assicura il coordinamento delle indagini giudiziarie e dell’azione penale.
Questi strumenti rappresentano un presidio fondamentale per la legalità e il fatto che la relazione DIA 2024 sia stata presentata pubblicamente presso Palazzo Marino indica la forte necessità che la città e il territorio lombardo si difendano dalla silente penetrazione delle organizzazioni criminali, al fine di tutelare l’economia e la sicurezza dei cittadini.
Articolo di Nicholas Ninno
Foto Ansa




