Posted on: 26 Ottobre 2025 Posted by: Giampaolo Romano Comments: 0

Con la scelta di rappresentare in teatro “Il gabbiano Jonathan Livingston”, il progetto AssiagiAMO il teatro propone una storia che indaga l’intimità di un giovane gabbiano che sconfigge la solitudine e impara a vivere la vita diversamente dagli altri.

Il 18 e il 19 Ottobre, presso l’ex convento dell’Annunciata di Abbiategrasso, è andato in scena Il gabbiano Jonathan Livingston, trasposizione teatrale del romanzo capolavorodi Richard Bach. Lo spettacolo, ideato come occasione per far conoscere l’arte del teatro ai bambini e non solo, prende vita grazie all’impegno del progetto AssaggiAMO il TEATRO, la rassegna teatrale per ragazzi ideata dal Teatro dei Navigli, assieme all’associazione Chronos3, in collaborazione con il Comune di Abbiategrasso e il patrocinio del Comune di Magenta.

La regia di Lucia Messina è stata interpretata da Tobia Dal Corso Polzot e Riccardo Avramo (entrambi studenti diplomati alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano) con l’accompagnamento musicale di Roberto Di Bitonto (docente e direttore musicale dello spettacolo Money. Il bilancio di una vita di Joe Bastianich).

«Con questo suo libro Richard Bach mi ha procurato due gioie: mi ha fatto volare e mi ha fatto sentire giovane. Per entrambe gli sono profondamente grato». Con queste parole Ray Bradbury, autore celebre per il romanzo distopico Fahrenheit 451, ha voluto ringraziare Richard Bach per il suo capolavoro. Da una parte, in queste parole ritroviamo quello che era l’obiettivo del gruppo teatrale che ha messo in scena il romanzo, ovvero arrivare ai bambini. Dall’altra parte manca l’altro grande merito di una storia ben fatta, la possibilità di rivolgersi anche a un pubblico più adulto.

Un adattamento che va incontro i bambini e non lascia indietro gli adulti

È innegabile che gli attori abbiano adattato la rappresentazione per un pubblico più giovane, con alcune scene comiche che minimizzano la componente più intima del romanzo. Ad esempio, si gioca con il personaggio del Gran Maestro Gabbiano Ciang che diventa un tipico insegnante di arti marziali asiatico del cinema, alla Bruce Lee, che comunica massime di vita imprescindibili; oppure quando i record di velocità stabiliti da Jonathan Livingston vengono accompagnati da una voce fuori campo che ricorda Gerry Scotti ai Guinnes World Record.

Allo stesso tempo è impossibile non passare da alcune scene chiave dove al centro viene messa la solitudine, causata da un’aspirazione a ridefinire il concetto di gabbiano in nome della libertà, la quale ha reso Jonathan un reietto. Più volte ritorna nel corso dello spettacolo il motto «Più alto vola il gabbiano e più vede lontano» in opposizione alla cecità dello Stormo Buonappetito e alla “legge gabbiana” secondo cui il volo è finalizzato solo a procurarsi il cibo. Da questa solitudine inizierà un percorso di crescita che farà conoscere a Jonathan uccelli più simili a lui, aiutandolo a capire che non si è mai veramente soli, e comprendere che tra le varie forme dell’amore ci sono la generosità e l’altruismo, anche nei confronti di chi ci ha fatto stare male.

Dunque, le scelte registiche riescono a far convivere una leggerezza didascalica per i bambini seduti in prima fila, che vengono coinvolti nel corso dello spettacolo e ai quali viene insegnato a volare, e la profondità intrinseca a questo romanzo.

Uno spettacolo pieno di musica e felicità

Un altro merito da riconoscere alla regia e agli attori è quello di essere riusciti a rappresentare una storia animale a teatro, anche attraverso l’utilizzo di numerosi strumenti musicali, tra cui ricordiamo il tamburo, a cui viene affidato il compito di segnalare le scene con maggiore drammaticità (come la morte del gabbiano Fletcher), la tastiera e l’aerophone (strumento a fiato digitale), in linea con la scelta dell’autore del romanzo che decide di inserire nel libro delle foto di gabbiani scattate dal fotografo Russel Munson, come a segnalare la forza comunicativa delle immagini, quindi della vista.

L’allegoria del volo deriva dalle esperienze di vita dell’autore Richard Bach, scrittore e pilota, e dalla personalità realmente esistita di Jonathan H. Livingston, pilota acrobatico americano. Nonostante ciò, è difficile non trovare alcuni riferimenti letterari all’interno della storia. Quello più ovvio, ma allo stesso tempo più profondo, è in contrasto alla poesia Albatros di Charles Baudelaire. I protagonisti di entrambe le opere sono due “pennuti” e l’ambientazione iniziale è la stessa: l’albatros e lo stormo seguono un peschereccio nella speranza di ricevere dei viveri.

Jonathan Livingston, con la sua diversa visione del mondo, finisce per incarnare la felicità che Baudelaire in tutta la sua opera agogna, riuscendo a volare, sempre più in alto e sempre più veloce e non lasciandosi attrarre dai marinai. Jonathan Livingston vince l’esilio e la solitudine dalle quali l’intellettuale, rappresentato dall’albatros, non riesce ad uscire.

Giampaolo Romano
Studente di Lettere che prova a scrivere qualcosa di interessante e nel frattempo cerca di divertirsi e rilassarsi

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